Durante il recente mini-vertice sulla crisi della sicurezza nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), il presidente Tshisekedi ha accusato ancora una volta il Ruanda di aggressione. Persistono le tensioni tra i due paesi vicini, in particolare a causa del presunto sostegno di Kigali al movimento ribelle M23.
Durante questo incontro, Tshisekedi ha chiaramente incolpato il Ruanda per il suo coinvolgimento nell’insicurezza nella parte orientale della RDC e nel saccheggio delle risorse nella regione del Kivu. Nonostante le smentite del governo ruandese, Kinshasa mantiene le sue accuse.
Il presidente congolese ha rifiutato qualsiasi forma di negoziato con l’M23, affermando che questa guerra serviva solo a saccheggiare le ricchezze della RDC. Ha inoltre espresso il desiderio di non cedere alle pressioni e di ricercare una vera pace, senza compromettere la sovranità del suo Paese.
Nel corso del vertice è stata avanzata la proposta di un dialogo diretto tra Tshisekedi e Kagame, con l’obiettivo di trovare soluzioni per il cessate il fuoco e la pacificazione della regione. Questa iniziativa mira ad evitare un deterioramento della situazione che potrebbe avere ripercussioni sull’intera regione dei Grandi Laghi.
È stato sottolineato il ruolo di mediatore svolto dal presidente angolano João Lourenço, ricordando l’importanza della cooperazione regionale per risolvere i conflitti e mantenere la pace in Africa.
Questo incontro si inserisce in un contesto di crescente tensione nella provincia del Nord Kivu, dove sono in corso violenti scontri tra l’esercito congolese, i gruppi armati locali e i ribelli dell’M23, accusati di ricevere sostegno da Kigali. Si prevede che le discussioni in corso portino a misure concrete per disinnescare la crisi e promuovere la stabilità nella regione.