Il futuro politico della Guinea continua a sollevare interrogativi con l’annuncio del primo ministro guineano Bah Oury di un ritorno all’ordine costituzionale nel 2025, rinviando così le speranze di una transizione democratica a una data successiva. Questa decisione, che sembra prolungare il regno dei militari del CNRD al potere, difficilmente sorprende l’opposizione e la società civile, visti i ritardi accumulati nell’attuazione delle fasi della transizione.
Cellou Dalein Diallo, presidente in esilio dell’UFDG, non ha nascosto il suo disappunto per questo annuncio che, secondo lui, conferma l’intenzione dei militari di mantenere il controllo del paese. Ha invitato il nuovo Primo Ministro a dare priorità alla preparazione di elezioni trasparenti, al ripristino delle libertà civili e alla creazione delle condizioni necessarie per elezioni inclusive. La sua speranza risiede in un’evoluzione della posizione della giunta per far uscire la Guinea dall’attuale crisi.
Da parte sua, il primo ministro Bah Oury difende il progetto di ricostruzione dello Stato guineano guidato dalla giunta, giustificando così il rinvio del ritorno all’ordine costituzionale. Questa posizione è contestata da Ibrahima Diallo del movimento FNDC, per il quale solo una transizione democratica consentirebbe di affrontare i problemi socioeconomici del Paese e preparare il terreno per un vero rinnovamento istituzionale.
Con la speranza di indire un referendum costituzionale entro la fine dell’anno, il governo guineano sembra aggrapparsi a un processo di transizione che stenta a convincere gran parte della popolazione. Le reazioni rimangono contrastanti riguardo alla direzione che prenderà il Paese, lasciando incertezza sul futuro della Guinea e rispetto per le aspirazioni democratiche dei suoi cittadini.