Nel tumultuoso mondo della stampa congolese, il caso Stanis Bujakera sta facendo molto rumore. Mentre il verdetto è atteso questo mercoledì, 20 marzo, gli organi di stampa professionali si stanno mobilitando e lanciano un vibrante appello alla solidarietà da parte dei giornalisti.
Durante una conferenza stampa organizzata lunedì 18 marzo, il segretario generale del Journaliste en Danger (JED), Tshivis Tshivuadi, ha sottolineato l’importanza di stare al fianco di Stanis Bujakera, vicedirettore delle pubblicazioni e corrispondente di Jeune Afrique. Secondo lui l’innocenza di Stanis è fuori dubbio e, se dovesse verificarsi una condanna ingiusta, sarebbe necessaria una protesta massiccia da parte dei giornalisti per difendere la libertà di stampa.
Tshivis Tshivuadi denuncia l’infondatezza delle accuse mosse a Stanis, sottolineando la mancanza di prove tangibili nel caso. Egli mette in guardia dai pericoli che una condanna rappresenterebbe per l’intera professione e per i fondamenti democratici della libertà di espressione.
All’udienza dell’8 marzo, il pubblico ministero ha chiesto una condanna particolarmente pesante nei confronti di Stanis, nonostante le conclusioni del perito tecnico che lasciassero intendere che non fosse lui il principale responsabile del documento incriminato.
Insomma, questa vicenda va oltre il caso individuale di Stanis Bujakera per diventare una questione importante per la libertà di stampa nella Repubblica Democratica del Congo. L’appello alla mobilitazione lanciato da JED e da altre organizzazioni professionali risuona come un grido d’allarme per difendere i valori democratici e la libertà di espressione, pilastri di ogni società libera e aperta.