La recente revisione costituzionale in Somalia ha generato un acceso dibattito politico e un significativo riassetto dei poteri esecutivi. Questo evento rappresenta una svolta importante nella storia politica del Paese, con potenziali impatti sulla governance e sugli equilibri di potere.
Uno degli emendamenti costituzionali più rilevanti riguarda l’autorità conferita al presidente per nominare e revocare il primo ministro, eliminando così il processo di conferma parlamentare. Questa decisione, ampiamente sostenuta dal Parlamento, intende potenziare l’efficienza del governo e determinare chiaramente le responsabilità all’interno dell’esecutivo.
Le proposte di riforma avanzate dalla Commissione indipendente per la revisione e l’attuazione della Costituzione (ICRIC) sono state oggetto di attenta valutazione, mettendo in luce l’importanza attribuita a questo processo. I dibattiti su tali emendamenti, in particolare per quanto riguarda le questioni religiose, sono stati intensi e riflesso della diversità di opinioni e interessi presenti nella società somala.
Questa revisione costituzionale segue anni di disaccordi politici persistenti e lotte di potere tra presidenti e primi ministri, spesso aggravati da ambiguità costituzionali. L’istituzione di un sistema in cui il Primo Ministro è designato dal Presidente mira a introdurre una maggiore flessibilità nella governance e a promuovere un migliore coordinamento delle politiche pubbliche.
Insieme a tali modifiche, la nuova costituzione prevede un mandato quinquennale per gli organi governativi, riconosce i leader degli stati regionali come presidenti e promuove un sistema multipartitico. Queste riforme sono volte a rafforzare la democrazia e favorire una governance più inclusiva ed equa.
Tuttavia, alcune voci politiche, tra cui ex presidenti e leader regionali, manifestano riserve su tali cambiamenti, sottolineando la necessità di un consenso più ampio e di maggiore trasparenza nel processo di revisione costituzionale.
Parallelamente, sono state proposte modifiche su questioni delicate come l’età minima delle ragazze e la criminalizzazione della mutilazione genitale femminile. Sebbene tali emendamenti fissino l’età minima a 15 anni e l’età della maggiore età a 18 anni, gruppi per i diritti umani segnalano un incremento dei rischi di matrimoni precoci, soprattutto per le ragazze.
In questo contesto, è cruciale che la Somalia assicuri la salvaguardia dei diritti costituzionali dei bambini e il rispetto degli impegni internazionali in materia di diritti umani. Questi sviluppi rappresentano un passo significativo verso una governance più democratica rispettosa dei diritti fondamentali, ma l’attuazione efficace e inclusiva rimane essenziale per costruire un futuro politico stabile e prospero in Somalia.