Sciopero dei dipendenti del Fondo Sociale della Repubblica: La lotta per la dignità a Beni

Fatshimetrie: Sciopero dei dipendenti del Fondo Sociale della Repubblica, crisi sociale a Beni

Nel torpore di una mattina uggiosa, il fronte in tuta blu e gilet verde si trovava davanti all’ufficio dell’Unità di monitoraggio dei progetti e dei programmi (CSPP) a Beni. Il movimento di sciopero avviato dai capisquadra del progetto THIMO STEP 2 del Fondo Sociale della Repubblica, questo lunedì 1 aprile 2024, risuona come un grido di angoscia. Le richieste sono semplici, ma cruciali: il pagamento degli stipendi arretrati, un debito che ormai si estende su quattro mesi.

Kamabu Mukama, in prima linea nel sit-in, ha espresso con veemenza la frustrazione vissuta da questi lavoratori dimenticati: “Non possiamo più rimanere all’ombra della nostra stessa sfortuna. Quattro mesi senza stipendio, come possiamo soddisfare i bisogni primari delle nostre famiglie? “. Le conseguenze di questo ritardo nel pagamento trascendono lo spazio professionale per raggiungere la privacy delle case, indebolendo i legami familiari e incidendo sulla dignità dei lavoratori.

Il disagio si legge sui volti degli scioperanti, segnati dalla precarietà e dall’isolamento sociale. Paluku Moïse deplora questo stigma che colpisce loro che, ogni mattina, affrontano l’incertezza per andare al lavoro. I debiti si accumulano, la pressione si intensifica, ma la richiesta di solidarietà resta vana. I manager, bloccati in un silenzio colpevole, sembrano sordi alla sofferenza dei propri dipendenti.

Nella voce di Siméon Dim risuona la rabbia: “Non chiediamo l’impossibile, ma semplicemente il riconoscimento del nostro lavoro. I nostri figli hanno il diritto di sognare un futuro migliore? “. La responsabilità spetta ora al Governo della Repubblica di farsi carico di questa questione scottante e ripristinare la giustizia e l’equità nel trattamento dei suoi agenti dedicati.

Nel cuore di questa crisi sociale, più di 10.500 famiglie di Benichois dipendono da questo progetto di stabilizzazione dell’est della RDC, noto come “STEP II”. Un’iniziativa guidata dal Fondo Sociale della Repubblica e sostenuta dalla Banca Mondiale, volta a ridisegnare il paesaggio urbano attraverso opere ad alta intensità di manodopera. Ma come possiamo garantire la sostenibilità di un simile progetto quando coloro che lo realizzano vengono lasciati indietro?

L’appello alla solidarietà non può rimanere lettera morta. Le immagini sorprendenti di questi lavoratori in sciopero risuonano come un monito contro le ingiustizie socio-professionali. Al di là delle parole, è in gioco la dignità di ciascun lavoratore, ricordando a tutti che dietro le cifre e i progetti ci sono vite, aspirazioni e diritti fondamentali da rispettare. Lo scintillio dei giubbotti verdi non è il riflesso di una lotta comune per la giustizia e il riconoscimento?

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