Ecco il contenuto di un articolo: **Dieci anni dopo: le ragazze di Chibok, ancora dimenticate**
I ricordi di quella tragica notte tormentano ancora Lawan Zanna, 55 anni, la cui figlia Aisha era tra le 276 studentesse rapite 10 anni fa dagli estremisti islamici nel villaggio di Chibok, nel nord-est della Nigeria.
La violenza di questo rapimento ha scioccato il mondo intero e ha dato vita alla campagna globale #BringBackOurGirls. Tuttavia, quasi 100 ragazze risultano disperse, lasciando le loro famiglie in un’attesa angosciosa e frustrante.
Sfortunatamente, il rapimento di Chibok è stato solo l’inizio di una serie di rapimenti di studenti in Nigeria. Da allora sono stati rapiti più di 1.400 studenti, soprattutto nelle regioni centrali e nordoccidentali devastate dal conflitto. La maggior parte è stata rilasciata dopo il pagamento di un riscatto o in seguito ad accordi sostenuti dal governo, ma i colpevoli vengono raramente arrestati.
Per commemorare il decimo anniversario di questa tragedia in gran parte dimenticata, i membri della comunità di Chibok nello stato di Borno si sono riuniti a Lagos, la capitale economica della Nigeria, per assistere alla proiezione di “Statues Also Breathe”. Questo film collaborativo, prodotto dall’artista francese Prune Nourry e dall’Università Obafemi Awolowo della Nigeria, mira ad aumentare la consapevolezza sulla difficile situazione delle ragazze scomparse, evidenziando al contempo la lotta globale per l’istruzione delle ragazze.
Il film di 17 minuti evidenzia il processo artistico dietro la mostra, presentando sculture a grandezza di testa umana ispirate alle antiche teste di terracotta di Ife della Nigeria. Le emozioni sono palpabili mentre le madri distrutte ricordano il tempo in cui le loro figlie erano ancora a casa, in crudele contrasto con la realtà della loro assenza per un decennio.
Le autorità nigeriane non hanno fatto abbastanza per rilasciare le donne rimaste e coloro che hanno riconquistato la libertà non hanno ricevuto cure adeguate. Secondo Chioma Agwuegbo, attivista della campagna #BringBackOurGirls, “Abbiamo normalizzato l’assurdo in Nigeria. 10 anni dopo, è un atto d’accusa non solo nei confronti del governo ma anche delle nostre forze di sicurezza e persino degli stessi cittadini”.
Le lacune nella sicurezza che hanno portato al rapimento di Chibok sembrano persistere in molte scuole. Una recente indagine condotta dall’ufficio nigeriano del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) rivela che solo il 43% degli standard minimi di sicurezza sono rispettati nelle oltre 6.000 scuole intervistate.
La cosa preoccupante è che gli sforzi per liberare le donne di Chibok rimangono spesso nell’ombra, preannunciando un futuro incerto per coloro che sono ancora detenuti. Racconti strazianti di matrimoni forzati tra vittime ed estremisti, che evidenziano l’orrore della realtà per queste ragazze innocenti.
Una manciata di donne di Chibok sono riuscite a fuggire dall’inizio del 2022, ma sono tornate con i bambini, testimonianze toccanti del calvario vissuto durante la prigionia.
Mentre il mondo ricorda le ragazze di Chibok, è fondamentale non perdere di vista la loro situazione e continuare a ritenere responsabili coloro che le hanno rapite. Queste giovani ragazze meritano giustizia, sicurezza e sostegno affinché possano guarire dal trauma che hanno subito e ricostruire il loro futuro. È giunto il momento che il mondo intero si mobiliti ancora una volta affinché le ragazze di Chibok non vengano mai più dimenticate.
Per ulteriori informazioni sull’argomento, consulta [questo articolo](http://www.africanews.com/2024/04/05/nigeria-ten-years-after-chibok-girls-abduction-a-film-remembers-them/).