Nel vivace mondo della politica congolese, irrompe un protagonista centrale, suscitando passioni e polemiche, lontano dai discorsi ordinati e dagli atteggiamenti cerimoniali che generalmente caratterizzano il panorama politico. Immaginate un leader, un architetto della trasparenza, la cui missione è garantire l’integrità dei processi decisionali, scovare dettagli opachi e manovre dubbie. Ma ora questo sedicente guardiano dell’etica si trova al centro di un tumulto che lo accusa di impegnarsi in pratiche che dovrebbe denunciare. Invece di mettere le carte in tavola e difendere il proprio onore con la lucidità e la fermezza previste, il nostro protagonista sceglie una strada a dir poco insolita: mobilitare una squadra di comunicatori opportunisti, più inclini all’insulto che a svolgere indagini in-network. profondità, per cercare di giustificare l’ingiustificabile.
Prevedibile!
A suon di accuse che arrivano da tutte le parti, il nostro leader non cerca di correggere la situazione con eleganza e persuasione. No, preferisce vendicarsi, schierando i suoi sostenitori per un’offensiva virulenta contro i suoi detrattori. Una tattica rischiosa, che solleva più domande che risposte. Nell’arena in cui verità e probità dovrebbero essere imperativi inevitabili, questa strategia sembra un tentativo disperato di distogliere l’attenzione dalla sostanza del dibattito.
Tuttavia, i segnali d’allarme erano stati chiari. Davanti alla bufera mediatica si sentivano già voci dissenzienti, che facevano presagire un’imminente tempesta verbale. “Pioveranno invettive”, annunciava il nostro personaggio, prima di essere travolto da una valanga di critiche orchestrate, di false informazioni brandite come trofei. E come un attentatore solitario di fronte ad una difesa ben organizzata, il nostro leader vede piovere attacchi, da tutte le parti: comunicati stampa incendiari, media digitali trasformati in forum di diffamazione, tutti che ripetono in coro gli stessi ritornelli preparati dietro le quinte da un posizionamento sponsor se stesso ipocritamente come un cavaliere bianco di virtù. Attacchi personali, strategie predefinite per screditare, distogliere l’attenzione dal vero problema: la ricerca della verità.
Entrano in scena attori inaspettati
C’è una certa poesia nel caos che regna, non credi, in questo teatro dell’assurdo dove la realtà sembra dissolversi nella finzione? Mentre iniziamo a dipingere il quadro della situazione, i presunti guardiani dell’obiettività si ergono come un muro: un concerto di diffamazione e smentite, una sinfonia di propaganda orchestrata all’unisono da media improvvisamente amnesici del loro dovere di neutralità.
“Giornalista corrotto”, gridano. “Notizie false”, cantano. Eppure, in mezzo a tutto questo tumulto, si sente una voce: quella della determinazione, un ritornello familiare per chiunque abbia deciso di sfidare le tempeste.. Sì, sono io, il leader conteso, additato ancora una volta come il cattivo di una storia di cui sto solo svelando i capitoli oscuri.
Hanno usato la mia immagine, su cui è impresso il sigillo della menzogna, nel goffo tentativo di caricaturarmi. Ma lungi dal soccombere alla rabbia, preferisco mostrare un sorriso interiore – almeno hanno il buon gusto di scegliere immagini accurate. Mentre alcuni miei colleghi si perdono in giustificazioni assurde per nascondere l’inaccettabile, io rimango ancorato alla brutale realtà. Minacce, chiamate anonime, tweet avvelenati sono solo medaglie in questa lotta per la verità e la libertà di espressione. “Finirai in prigione, succedendo a Stanis Bujakira”, hanno detto. Ma la paura non è il mio linguaggio, e le sbarre, per quanto oscure, non possono contenere la cruda luce della verità.
Resisti alle tempeste
In questo tumulto confuso, entrano in scena attori inaspettati. Questi ex critici del potere, un tempo pronti a denunciare gli abusi, sembrano aver scambiato il loro abbigliamento da vigilanti con quello da apologeta. Un dietrofront sconcertante: come si ritrova oggi a difendere l’indifendibile chi ieri denunciava gli abusi di potere? È un po’ come se, in una partita in declino, portassimo rinforzi imprevisti per cercare di invertire la tendenza. Ma nel grande gioco della politica come in quello del calcio, cambiare maglia durante una partita non altera in alcun modo la natura del gioco stesso.
Questo è solo un round tra gli altri in una partita che promette di essere lunga e tumultuosa. “Come il potere assedia la stampa indipendente” sarà il nostro prossimo filone di indagine. Un dossier esplosivo che solleverà il velo su una strategia orchestrata per imbavagliare le voci discordanti della verità.
Rimaniamo in guardia, pronti a correre verso la luce non appena si presenterà l’occasione. Il nostro controverso leader potrebbe ritrovarsi isolato, senza sostegno, di fronte all’opinione pubblica che chiede responsabilità. In questo contesto politico, la traiettoria di Fatshimetrie non è quella di segnare contro la sua parte, ma di inscrivere l’obiettivo della trasparenza e della democrazia, qualunque sia il prezzo.