Il tribunale militare di guarnigione di Goma, nella provincia del Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo, ha recentemente emesso un verdetto clamoroso. Un soldato delle Forze armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC), appartenente al comando del campo militare di Katindo, è stato condannato alla pena di morte. Le accuse contro di lui sono gravissime: stupro, omicidio e dissipazione di munizioni belliche.
Questo soldato, il sergente maggiore Serugo Buhera, ha commesso l’irreparabile aprendo il fuoco su una donna incinta nella notte tra il 3 e il 4 aprile. Secondo le sue dichiarazioni in tribunale, ha confuso la sua vittima con una “creatura mostruosa”. Una giustificazione subito smentita dai testimoni presenti sul luogo della tragedia.
Infatti, è stato riferito che il soldato inizialmente ha costretto la donna incinta e poi ha commesso l’atroce atto di stupro. Tra di loro è scoppiata una discussione, ed è stato allora che ha sparato alla vittima dieci volte al petto. Questa violenza senza precedenti ha scioccato la comunità locale e ha portato a una condanna definitiva da parte del tribunale militare.
La giustizia è stata implacabile nel riconoscere la colpevolezza del sergente maggiore Serugo Buhera per questi crimini abominevoli. Di conseguenza gli è stata inflitta la pena di morte. Tuttavia, il soldato ha presentato immediatamente ricorso dopo l’annuncio del verdetto, forse chiedendo una sospensione della pena.
Questo tragico caso evidenzia ancora una volta la necessità di garantire la sicurezza e la protezione dei civili, in particolare nelle zone di conflitto come il Nord Kivu. Le istituzioni militari devono dare l’esempio e condannare fermamente qualsiasi atto di violenza, in particolare contro le donne incinte e le popolazioni vulnerabili.
La condanna a morte di questo soldato delle FARDC è un segnale forte inviato dal sistema giudiziario congolese, ricordandoci che nessuno è al di sopra della legge, anche all’interno delle forze armate. Si spera che questa decisione contribuisca a scoraggiare ulteriori atti di barbarie e a rafforzare il rispetto dei diritti umani all’interno dell’esercito congolese.