Attualmente si assiste a un periodo critico in Medio Oriente, con tensioni crescenti tra Israele e Iran in seguito all’attacco iraniano del weekend scorso. Questo solleva interrogativi cruciali su come Israele debba rispondere in modo efficace a questa situazione delicata.
Dopo più di 300 proiettili lanciati sul suo territorio, Israele si trova in una posizione difficile, dovendo bilanciare la pressione internazionale per adottare un approccio contenuto con la necessità di reagire in maniera decisa a un attacco senza precedenti.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu deve navigare tra le richieste di una risposta energica dalla sua coalizione di destra e il rischio di un isolamento internazionale crescente per Israele nel caso in cui ampliasse il conflitto senza un sostegno globale.
L’incertezza circonda la risposta di Israele a questo attacco. Nonostante gli appelli degli alleati per evitare un’escalation, il capo di stato maggiore delle forze di difesa israeliane (IDF), tenente generale Herzi Halevi, ha dichiarato chiaramente che l’attacco iraniano contro Israele “avrà una risposta”.
Il gabinetto di guerra israeliano ha discusso sugli eventuali tempi e la portata della risposta, consapevole della necessità di un’azione pronta. Gli analisti sottolineano che le opzioni di Israele sono limitate e comportano costi per lo Stato ebraico, già coinvolto in un conflitto brutale da sei mesi con Hamas nella Striscia di Gaza.
Un attacco diretto all’Iran sarebbe senza precedenti. Sebbene Israele abbia condotto nel tempo operazioni segrete in Iran, spesso mirate a individui o strutture considerate minacce per la sua sicurezza, non ha mai lanciato un attacco militare diretto sul suolo iraniano.
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha minacciato che qualsiasi azione contro gli interessi dell’Iran avrà una risposta “severa, ampia e dolorosa”, definendo l’attacco del weekend scorso un atto di “legittima difesa”.
Secondo l’esperto iraniano Raz Zimmt dell’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale (INSS) di Tel Aviv, la situazione attuale potrebbe portare a ulteriori cicli di attacchi diretti in futuro.
Israele si trova di fronte a un dilemma: mentre è difficile evitare una risposta, un “attacco militare su vasta scala contro obiettivi in Iran” potrebbe innescare una risposta ancora più ampia da parte di Teheran.
L’ex diplomatico israeliano Alon Pinkas ritiene improbabile una risposta diretta all’Iran. Tuttavia, in caso contrario, le conseguenze dipenderanno dagli obiettivi scelti. Si stanno valutando opzioni militari, come un attacco a una struttura iraniana senza vittime, per mandare un segnale a Teheran evitando danni collaterali.
La risposta di Israele è limitata dal fatto di essere parte di una coalizione informale contro l’attacco iraniano. Gli alleati occidentali e arabi di Israele hanno scoraggiato una risposta immediata.
Mentre la comunità internazionale osserva da vicino gli sviluppi in Medio Oriente, è cruciale per Israele trovare una soluzione che garantisca la sicurezza senza innescare un’escalation incontrollata delle tensioni regionali.