La recente storia della casa d’aste britannica Semley Auctioneers e dei 18 teschi umani che si ritiene provengano dall’antico Egitto ha scatenato un’ondata di reazioni appassionate. La vendita prevista è stata rapidamente ritirata in seguito alle forti critiche del deputato britannico Bell Ribeiro-Addy, presidente del gruppo parlamentare multipartitico sulle riparazioni africane.
Ha denunciato con forza la vendita di resti umani a qualsiasi titolo, ritenendo tale commercio una “flagrante violazione della dignità umana”, come riportato dal quotidiano britannico “The Guardian”.
I teschi, attribuiti ad Augustus Henry, un ex soldato vittoriano e archeologo britannico, erano originariamente esposti al Pitt Rivers Museum dell’Università di Oxford, risalenti al 1550-1292 a.C. Sotto la guida di Augusto, queste reliquie furono catalogate come provenienti dall’antica città egiziana di Tebe.
Dopo la morte di Augustus, parte della collezione fu venduta dal nipote George, che fu arrestato dal governo britannico durante la seconda guerra mondiale per il suo sostegno al leader fascista Oswald Mosley.
Nonostante le rigide leggi del Regno Unito riguardanti la conservazione, la manipolazione e l’esposizione di resti umani, il possesso, l’acquisto e la vendita di parti del corpo umano possono essere consentiti, a condizione che non siano state ottenute illegalmente, non siano destinate a trapianti di organi e siano solo a scopo decorativo. .
La decisione della casa d’aste britannica Semley Auctioneers di ritirare i teschi dalla vendita è stata il risultato diretto delle critiche di Ribeiro-Addy espresse nel parlamento britannico. La loro probabile origine coloniale egiziana ha sollevato preoccupazioni circa la perpetuazione delle atrocità del colonialismo e la necessità di rispettare i morti portati via dalle loro terre d’origine.
Durante i dibattiti, Ribeiro-Addy ha sottolineato che la ricerca del profitto sui resti umani del periodo coloniale rafforza le ideologie razziste e merita una reazione immediata per porre fine a tali pratiche e garantire il rispettoso ritorno dei resti delle persone sradicate.
Inizialmente, l’asta aveva sostenuto la legalità della vendita dei teschi sulla base del loro valore storico. Tuttavia, la pressione pubblica alla fine ha indotto l’organizzazione a invertire la rotta e a rimuovere le reliquie interessate dalla vendita.
Questa controversia solleva una profonda questione sulla proprietà e sul trattamento dei resti umani e sottolinea l’importanza di riconoscere e rispettare la storia e la dignità di questi antichi popoli.