Nel cuore della provincia dell’Ituri, nella Repubblica Democratica del Congo, risuonano gli echi strazianti della violenza mortale che ha decimato migliaia di vite dall’instaurazione dello stato d’assedio nel maggio 2021. Le cifre sono spaventose: circa 2.144 persone sono state tragicamente uccisi, e si sono verificati ingenti danni materiali, a testimonianza di una situazione di terrore e di persistente instabilità.
La società civile dell’Ituri ha formulato un bilancio allarmante durante una recente assemblea generale che ha commemorato i tre anni dello stato d’assedio. Il presidente di questa organizzazione cittadina, Dieudonné Lossa, ha sottolineato l’intensificarsi delle atrocità commesse dalle milizie, che causano la perdita di numerose vite innocenti. Continuano le testimonianze di barbarie, dal rapimento seguito dall’assassinio di 15 civili attorno al villaggio di Kilo, all’atroce assassinio di decine di altre persone sepolte vive nei pressi del villaggio di Tali.
Nonostante l’urgenza della situazione e gli sforzi messi in campo a diversi livelli, la violenza ha raggiunto livelli preoccupanti nell’Ituri. Gli appelli di Dieudonné Lossa per la fine dello stato d’assedio e il ripristino dell’ordine istituzionale risuonano come tante ancore di salvezza per una popolazione martoriata in cerca di pace.
Al di là di questo clima di insopportabile violenza, emergono segnali di resilienza e speranza. Il ripristino delle strade urbane e la costruzione di infrastrutture pubbliche, finanziate dal governo centrale in questo periodo travagliato, sono tutte azioni che portano un futuro migliore agli abitanti dell’Ituri.
Tuttavia, l’urgenza resta: è giunto il momento di agire in modo rapido ed efficace per porre fine a questa spirale di morte e distruzione che sta insanguinando la regione. Si fanno urgenti le richieste di intervento deciso da parte del Capo dello Stato, nella speranza di vedere finalmente all’orizzonte giorni più tranquilli per l’Ituri.
Insomma, l’Ituri è teatro di una tragedia umana senza precedenti, dove violenza e terrore hanno messo radici. Ma tra le ceneri e le lacrime, persiste la speranza di rinnovamento, portata dalla voce coraggiosa della società civile e dalla legittima aspirazione dei cittadini a vivere in pace e sicurezza.