**Fatshimetria**
Il calendario culturale della regione di Goma e Bukavu è stato recentemente segnato da un evento inaspettato: il rinvio delle rappresentazioni teatrali di Fally Ipupa, icona della musica congolese. Inizialmente previste per venerdì 17 e domenica 19 maggio, queste rappresentazioni sono state spostate per ragioni responsabili e rispettose. Il popolo congolese piange infatti la perdita di 35 persone, vittime degli atti barbarici perpetrati dai ribelli dell’M23 sotto l’influenza del Ruanda.
In un comunicato stampa diffuso dalla Fondazione Fally Ipupa, si spiega che il rinvio dei concerti è un modo per dimostrare solidarietà alle famiglie in lutto e rispettare il periodo di lutto nazionale. Dato che i funerali delle vittime si svolgevano contemporaneamente, era inconcepibile per l’artista e il suo team intrattenere il pubblico mentre la nazione era in lutto.
La Fondazione Fally Ipupa ha inoltre ribadito il proprio impegno a favore delle cause umanitarie, in particolare a favore dei rifugiati e degli sfollati a causa della guerra. Attualmente è infatti in corso di realizzazione un progetto scolastico destinato a queste popolazioni vulnerabili, a testimonianza dell’impegno sociale e umanitario dell’artista.
Inoltre, il concerto di beneficenza di Fally Ipupa a Goma ha suscitato reazioni contrastanti a causa dei prezzi praticati, che vanno dai 300 ai 1.200 dollari. Alcuni residenti della città hanno ritenuto questi prezzi inadeguati, dato il difficile contesto che attraversa la regione, minacciata da aggressioni esterne. L’artista ha potuto ascoltare queste legittime critiche, e il rinvio dei concerti dimostra la sua sensibilità verso le questioni sociali e politiche che affliggono il suo Paese.
In conclusione, il rinvio delle esibizioni sul palco di Fally Ipupa non è solo un gesto di rispetto verso le vittime e le loro famiglie, ma anche una dimostrazione dell’impegno dell’artista nei confronti dei valori umanitari e della solidarietà nazionale. Questa decisione permette a tutti di riflettere e ricordare le 35 vite ingiustamente perdute, sottolineando al tempo stesso l’importanza di una cultura della compassione e dell’unità in un contesto difficile per la Repubblica Democratica del Congo.