Nelle trafficate strade della capitale della Georgia, Tbilisi, i manifestanti si sono riuniti per esprimere la loro opposizione alla controversa legge sugli agenti stranieri. La tensione politico-sociale è palpabile, con ogni campo che difende ferocemente le proprie convinzioni. Il presidente Zurabichvili ha deciso di porre il veto al disegno di legge, ma questa decisione potrebbe essere annullata da una maggioranza parlamentare semplice.
Il disegno di legge in questione mira a costringere le organizzazioni che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero a dichiararsi “agenti di influenza straniera” sotto pena di sanzioni. I critici della legislazione la paragonano a leggi simili in Russia, spesso utilizzate dal Cremlino per reprimere l’opposizione e la società civile.
Il presidente Zurabichvili ha criticato duramente il disegno di legge, definendolo “fondamentalmente russo” e contrario agli standard costituzionali ed europei. Lei ha sottolineato che l’adozione di questa legge potrebbe mettere a repentaglio le ambizioni della Georgia di aderire all’Unione Europea, una prospettiva cruciale per il paese.
La Georgia, alla ricerca dell’integrazione europea sin dalla sua richiesta di adesione nel 2022, è combattuta tra i suoi legami storici con la Russia e il suo desiderio di avvicinarsi all’Occidente. Nonostante il sostegno della maggioranza della popolazione georgiana all’integrazione nell’UE, i rapporti tumultuosi con la Russia continuano a pesare sulla politica estera del Paese.
Dopo la guerra russo-georgiana del 2008, le relazioni diplomatiche tra i due paesi si sono deteriorate, ma la Georgia mantiene accordi flessibili sui visti per i cittadini russi, alimentando ulteriormente le tensioni interne ed esterne.
Insomma, il dibattito sulla legge sugli agenti stranieri rivela le profonde divisioni e le questioni geopolitiche che la Georgia deve affrontare. Mentre il Paese aspira a un futuro europeo, deve far fronte a sfide interne ed esterne che potrebbero modellare il suo destino negli anni a venire.