L’era digitale è caratterizzata dall’abbondanza di informazioni e contenuti online, un vantaggio in termini di accesso alla conoscenza, ma che comporta anche un grosso rischio: la disinformazione e le fake news. Questo flagello, identificato come la più grande minaccia alla stabilità globale dal World Economic Forum, si sta espandendo, con conseguenze potenzialmente devastanti nel panorama dei media africani.
L’Africa, già alle prese con questioni complesse in termini di libertà di stampa e finanziamento dei media, vede i progressi della disinformazione in modo preoccupante. Le dittature, cercando di mantenere il loro potere, cercano di controllare le informazioni diffuse, spesso ricorrendo alla disinformazione per servire la loro propaganda e denigrare le voci dissidenti.
Allo stesso tempo, attori esterni come la Russia hanno intensificato i loro sforzi per influenzare i media africani, stabilendo partenariati, formando giornalisti locali e aumentando le fonti di notizie filo-russe nel continente. Questa crescente presenza mediatica mira a modellare la narrativa, manipolare le opinioni e seminare confusione, indebolendo così la qualità del giornalismo e minando la fiducia del pubblico in informazioni affidabili.
Le elezioni in Africa sono diventate terreno fertile per la diffusione della disinformazione, con gruppi privati e attori stranieri che sfruttano le lacune dei media locali per influenzare i risultati. La disinformazione, distorcendo la verità, può esacerbare le tensioni sociali, seminare il panico e mettere in pericolo la sicurezza pubblica. Mina la democrazia minando la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e scoraggiando la loro partecipazione ai processi elettorali.
Di fronte a questa sfida crescente, è imperativo adottare un approccio olistico per contrastare la disinformazione in Africa e oltre. Stabilire un sistema di “punteggio di credibilità” per valutare la qualità dei media potrebbe contribuire a elevare gli standard giornalistici e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di informarsi in modo critico e responsabile. Dando priorità a criteri quali la veridicità delle informazioni, la trasparenza della proprietà dei media e il giornalismo basato sui fatti, è possibile promuovere un consumo più informato delle informazioni e incoraggiare gli editori a dare priorità alla qualità rispetto al sensazionalismo.
In definitiva, la lotta alla disinformazione in Africa richiede uno sforzo collettivo e la consapevolezza di tutte le parti interessate coinvolte: media, governi, organizzazioni della società civile e cittadini. Solo un approccio collaborativo e impegnato nella promozione di informazioni affidabili e di qualità consentirà di preservare le basi di una società informata e democratica.