Titolo: Alla ricerca delle tracce archeologiche dei profeti in Egitto: tra fede e scienza
Da millenni l’Egitto affascina il mondo intero con la sua storia ricca di misteri e leggende. L’archeologia egiziana ha scoperto molti segreti sepolti sotto la sabbia del deserto, ma solleva anche questioni complesse legate alla fede e alla scienza.
In una recente intervista al canale satellitare privato “Sada al-Balad”, il Gran Mufti Shawqi Allam ha affrontato un tema delicato: la mancanza di testimonianze archeologiche di profeti nell’antico Egitto. Secondo lui, il fatto di non trovare tracce dei profeti non significa che essi non esistessero. Per coloro che credono nel Corano e nella Sunnah, la fede in queste storie sacre va oltre i limiti della materialità.
Queste dichiarazioni arrivano dopo i commenti fatti dall’egittologo ed ex ministro delle Antichità, Zahi Hawass, che metteva in dubbio l’esistenza dei profeti Abramo, Mosè e Giuseppe nei resti archeologici egiziani. Afferma il suo rispetto per le storie religiose, sottolineando l’assenza di riferimenti ai profeti nella storia dell’antico Egitto.
Wassim al-Sisi, un noto egittologo, ha aggiunto ai commenti di Hawass affermando che né la storia né la scienza confermano che Dio abbia parlato a Mosè sul Sinai. Questi dibattiti tra fede e scienza sollevano domande fondamentali su come interpretiamo la storia e la religione.
La ricerca archeologica in Egitto è un campo complesso in cui si intersecano credenze religiose e scoperte scientifiche. Se i resti materiali possono far luce sul passato, non possono rispondere a tutte le domande legate alla fede e alla spiritualità.
È importante riconoscere la diversità delle prospettive e mantenere un dialogo aperto tra studiosi, teologi e credenti per arricchire la nostra comprensione della storia e della religione. L’Egitto rimane un terreno fertile per la ricerca e la riflessione, dove i misteri del passato continuano a ispirare e mettere in discussione il nostro rapporto con il sacro.