Ituri, questa magnifica regione della Repubblica Democratica del Congo, dove la bellezza dei paesaggi contrasta con la dura realtà degli sfollati che vi vivono in condizioni precarie. I siti di Tchomia e Kasenyi, situati nella pianura del Lago Alberto, ospitano migliaia di sfollati la cui situazione ha continuato a peggiorare dopo la sospensione degli aiuti umanitari circa due anni fa.
L’assenza di cibo, medicine e beni di prima necessità sta mettendo a rischio la vita di questi sfollati che lottano per soddisfare i loro bisogni più elementari. I rifugi fatiscenti in cui vivono offrono loro pochissima protezione dalle intemperie e dalle malattie che affliggono queste precarie condizioni di vita.
Di fronte a questa situazione disperata, alcuni sfollati sono costretti a rischiare la vita recandosi nelle zone occupate dai gruppi armati per cercare di trovare qualcosa con cui sopravvivere. La malnutrizione, soprattutto tra i bambini e gli anziani, è una piaga che si abbatte su queste popolazioni, già indebolite dalle dure prove attraversate.
L’acqua potabile scarseggia, le infrastrutture di approvvigionamento idrico sono danneggiate e la qualità dell’acqua è scarsa. Gli sfollati sono costretti a bere acqua sporca, con un conseguente aumento dei casi di malattie diarroiche nei siti. La mancanza di strutture igienico-sanitarie adeguate aggrava ulteriormente la precarietà in cui si trovano queste persone.
Gli sfollati chiedono al governo di ripristinare l’autorità statale nei loro villaggi, per consentire loro di tornare alla vita normale e beneficiare di condizioni di vita dignitose. La relativa pace osservata in alcune località offre speranza, ma la situazione nei siti di Tchomia e Kasenyi rimane allarmante e richiede un intervento urgente per prevenire una catastrofe umanitaria.
È nostro dovere, come comunità internazionale, restare attenta a queste crisi umanitarie e sostenere gli sforzi per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni più vulnerabili. L’Ituri merita qualcosa di meglio di questa triste situazione, ed è nostra responsabilità collettiva tendere la mano a coloro che ne hanno più bisogno.