Recentemente, una decisione inaspettata ha scosso i massimi circoli politici israeliani: il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato lo scioglimento del Gabinetto di Guerra, un’entità influente responsabile della guida dello sforzo bellico nella Striscia di Gaza. Lo scioglimento avviene poco dopo le dimissioni di Benny Gantz, popolare figura dell’opposizione ed ex leader militare, dalla coalizione di governo di Netanyahu. Le dimissioni di Gantz sono seguite alla sua frustrazione per la gestione della guerra in corso.
Fin dall’inizio del conflitto, Benny Gantz aveva sostenuto la creazione di un piccolo e ristretto gabinetto insieme al ministro della Difesa Yoav Gallant, con l’obiettivo di emarginare gli elementi di estrema destra all’interno del governo di Netanyahu. Tuttavia, il dissenso all’interno del Gabinetto di Guerra si è concluso con il suo scioglimento, e Netanyahu ora intende tenere incontri più piccoli con alcuni membri del suo governo per affrontare questioni delicate.
Sono sorte critiche sul processo decisionale di Netanyahu durante la guerra, con alcuni che hanno affermato che elementi ultranazionalisti nel suo governo hanno influenzato le sue scelte opponendosi a qualsiasi accordo con Hamas per un cessate il fuoco in cambio del rilascio degli ostaggi. Questi politici intransigenti hanno espresso sostegno ad una “migrazione volontaria” dei residenti di Gaza e al ritorno all’occupazione militare del territorio.
Di fronte a queste accuse, Netanyahu ha negato le accuse, sostenendo di agire nel migliore interesse del suo Paese. Va notato che il conflitto tra Israele e Hamas a Gaza ha già provocato la morte di oltre 37.100 persone, secondo il Ministero della Sanità di Gaza, senza distinzione tra combattenti e civili. Questa guerra ha inoltre limitato gravemente la fornitura di cibo, medicine e altri beni essenziali a una popolazione che già si trova ad affrontare una grave crisi umanitaria.
Lo scoppio di questo conflitto avviene nel contesto dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, durante il quale i militanti sono entrati nel sud di Israele, provocando la morte di circa 1.200 persone – principalmente civili – e il rapimento di circa 250 persone. Questa escalation di violenza ha esacerbato le tensioni tra le due parti, preannunciando giorni incerti per la regione.
In sintesi, lo scioglimento del Gabinetto di Guerra sotto la guida di Netanyahu segna un punto di svolta significativo nella gestione del conflitto in corso. Restano da osservare le ripercussioni di questa decisione, mentre la comunità internazionale resta preoccupata per l’escalation di violenza e le conseguenze umanitarie sulle popolazioni colpite da questo devastante conflitto.