Con una sentenza storica emessa venerdì 21 giugno, una corte superiore della Namibia ha dichiarato incostituzionali due leggi ereditate dall’era coloniale che criminalizzavano gli atti omosessuali tra uomini. Questo progresso segna una vittoria significativa per la comunità LGBTQ in Namibia.
Il caso è stato originariamente portato in tribunale dall’attivista namibiano Friedel Dausab, con il sostegno dello Human Dignity Trust con sede nel Regno Unito. In seguito alla decisione della corte, Dausab ha espresso la sua gioia, dicendo: “questo è un grande giorno per la Namibia. Amare non sarà più un crimine”.
Gli attivisti per i diritti umani hanno sottolineato che, sebbene i procedimenti giudiziari ai sensi delle leggi sulla “sodomia” e sui “reati sessuali innaturali” fossero rari, queste leggi avevano alimentato la continua discriminazione contro la comunità LGBTQ e seminato la paura dell’arresto tra gli uomini gay.
La Namibia ha ereditato queste leggi con la sua indipendenza dal Sudafrica nel 1990, sebbene gli atti omosessuali tra uomini siano stati inizialmente criminalizzati sotto il dominio coloniale.
Da allora il Sudafrica ha depenalizzato l’attività sessuale tra persone dello stesso sesso ed è l’unico paese del continente africano a consentire alle coppie LGBTQ di adottare bambini, sposarsi e contrarre unioni civili.
L’anno scorso, l’Uganda ha promulgato una delle leggi anti-LGBTQ più dure al mondo, inclusa la pena di morte per “omosessualità aggravata”, nonostante la forte condanna da parte dell’Occidente.
In Ghana, ad esempio, molte voci si levano contro un pericoloso disegno di legge contro le lesbiche, i gay, i bisessuali e i transgender (LGBT).
Nel febbraio di quest’anno, il parlamento del Ghana ha approvato un disegno di legge che rafforza le sanzioni penali per le relazioni sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso e criminalizza le azioni di individui e organizzazioni che difendono i diritti delle persone LGBTQ.
Immagini dalla comunità LGBTQ della Namibia che celebrano la storica decisione della corte.