Imprenditore cinese: un business turbolento nell’Africa sub-sahariana

**Fatshimetria**

La provincia del Sud Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, è il centro nevralgico di un caso che sta suscitando indignazione e sollevando interrogativi cruciali sulla legalità delle attività minerarie nella regione. In un recente rapporto esplosivo, il governatore Jean-Jacques Perusi ha rivelato che non meno di 145 compagnie minerarie cinesi stanno attualmente operando in flagrante violazione delle leggi esistenti. Questa rivelazione solleva preoccupazioni circa l’impatto di queste pratiche illegali sull’economia locale, sull’ambiente e sulla legittimità di queste operazioni.

Lo studio condotto dagli studenti locali ha evidenziato una realtà preoccupante: molte di queste aziende operano senza permessi operativi validi, eludendo così le normative in vigore e privando lo Stato congolese di ingenti entrate. Queste pratiche dannose destano particolare preoccupazione nei distretti di Fizi, Mwenga e Shabunda, dove l’estrazione mineraria è un’attività vitale per molte comunità locali.

Il governatore Perusi ha sottolineato che queste aziende cinesi spesso ottengono i permessi in modo dubbio a Kinshasa, anche se tali autorizzazioni sono scadute diversi anni fa, tra il 2013 e il 2016. Nonostante i tentativi delle autorità locali di porre fine a queste azioni illegali, le aziende continuano a operare impunemente, sfidando apertamente le leggi esistenti.

Questa situazione ha spinto il Governatore a reagire con fermezza inviando un appello diretto all’ambasciatore cinese nella RDC, sottolineando la necessità di rispettare le regole stabilite e cooperare per porre fine a queste pratiche dannose. È stata ordinata la chiusura di sei società e tre cooperative minerarie, che però hanno ripreso rapidamente le loro attività senza sottoporsi alle decisioni delle amministrazioni locali.

Di fronte a questa situazione preoccupante, Jean-Jacques Perusi si è impegnato ad adottare misure rigorose per porre fine a queste pratiche illegali e proteggere gli interessi dello Stato congolese. La minaccia posta da queste attività illegali va oltre la semplice violazione della legge; mette in pericolo la stabilità economica della regione e compromette la legalità delle operazioni minerarie nel Sud Kivu.

La situazione osservata nel Sud Kivu purtroppo non è isolata, poiché casi simili sono stati segnalati nella vicina provincia dell’Ituri, dove anche aziende cinesi operano in violazione delle norme minerarie congolesi. Questa tendenza preoccupante evidenzia l’urgenza di agire per porre fine a queste pratiche illegali e garantire un’estrazione mineraria sostenibile e responsabile per il benessere delle popolazioni locali e la preservazione dell’ambiente..

In conclusione, il caso delle compagnie minerarie cinesi che operano illegalmente nel Sud Kivu evidenzia le principali sfide che la regione deve affrontare in termini di attività mineraria. Questa situazione richiede un’azione concertata da parte delle autorità locali, degli attori economici e della comunità internazionale per porre fine a queste pratiche illegali e promuovere un’estrazione responsabile che rispetti le leggi in vigore.

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