Al centro delle notizie scottanti c’è il famigerato Tigray settentrionale, una regione dell’Etiopia lacerata da una devastante guerra civile, che contrappone le autorità regionali al potere federale alleato della vicina Eritrea. Questa guerra, che ha devastato la regione tra il 2020 e il 2022, ha lasciato un pesante tributo, con un macabro conteggio di almeno 600.000 morti, secondo i dati allarmanti dell’Unione Africana. Nonostante la firma di un accordo di pace alla fine del 2022, in questa zona martoriata non è ancora tornata la calma.
Il rapporto esclusivo realizzato da Fatshimetrie nell’estremo nord del Tigray, a Dowhan, dipinge un quadro impressionante della situazione sul campo. Nelle strade di questa cittadina che segna il confine con la zona sotto il controllo eritreo, il clima è teso, segnato dall’onnipresente paura degli abitanti di fronte all’imminente minaccia rappresentata dalle forze eritree, presenti a pochi passi di distanza. Eyasu Misgina, funzionario amministrativo, esprime con lucidità la fragilità della situazione: “La strada è aperta, gli eritrei potrebbero arrivare in qualsiasi momento. Ci mancano le risorse per affrontare questa minaccia imminente”. Questa atmosfera di paura e incertezza si avverte in ogni testimonianza raccolta, regalando uno spaccato toccante della vita quotidiana degli abitanti di Dowhan.
Lo sgomento si legge sui volti dei commercianti, come Desbele Gebremedhin, che hanno visto crollare la propria attività economica con l’interruzione degli scambi commerciali verso il Nord. Le strade deserte, le banche chiuse, i trasporti fermi: Dowhan, un tempo vivace, è immerso in un silenzio pesante, rotto solo dai suoni lontani della guerra che si avvicina. Ogni residente vive nella costante paura di diventare una vittima collaterale di questo conflitto apparentemente senza fine.
Tra gli abitanti di Dowhan ci sono migliaia di sfollati, in fuga dall’orrore della guerra e che cercano rifugio in questa città assediata. Il racconto straziante di Mehdi Kahsay, che ha vissuto per mesi sotto il dominio eritreo, rivela le atrocità subite da civili innocenti, costretti a fuggire per salvarsi la vita. Le testimonianze si susseguono, dipingendo un quadro terrificante della violenza e del terrore imposti dalle forze eritree, lasciando dietro di sé traumi profondi e vite distrutte.
Al di là delle storie commoventi, sono anche la resilienza e il coraggio della gente del Tigray a risplendere attraverso queste testimonianze. Uomini e donne determinati a difendere la propria terra, pronti a rischiare la vita per un futuro migliore. Desbele Gebremedhin, Mehdi Kahsay e tanti altri illustrano la lotta incessante per la dignità e la libertà, di fronte all’oppressione e all’ingiustizia.
Mentre il mondo guarda con preoccupazione al nord del Tigray, preda di violenza e instabilità, è imperativo non rimanere in silenzio di fronte a questa tragedia umana. Ogni voce conta, ogni testimonianza è una pietra portata per la costruzione della verità e della giustizia. All’ombra della guerra, è fondamentale far risuonare la luce della speranza e della solidarietà, affinché la pace e la riconciliazione possano finalmente fiorire in questa terra martoriata.