Macabra scoperta a Sirte, in Libia: una fossa comune svela un oscuro mistero

Nella città costiera di Sirte, in Libia, è stata recentemente fatta una macabra scoperta. Infatti, una fossa comune contenente ventiquattro corpi non identificati è stata portata alla luce dall’Agenzia nazionale per la ricerca e l’identificazione delle persone scomparse. I corpi sono stati ritrovati sotto edifici distrutti nel distretto di al-Kambo, a circa 450 chilometri a est della capitale Tripoli.

La storia di questa fossa comune rimane misteriosa. Non sono stati forniti dettagli sulla probabile data della sua creazione. Tuttavia, la città di Sirte è stata una roccaforte dello Stato Islamico per diversi anni prima di essere liberata dalle forze appoggiate dagli Stati Uniti nel dicembre 2016. Lo Stato Islamico è stato in grado di sfruttare il caos seguito alla rivolta del 2011 che ha posto fine alla dittatura di Muammar Gheddafi.

L’Agenzia libica ha inoltre annunciato che sono stati prelevati campioni di Dna da 59 corpi non identificati per identificarli, senza specificare se comprendessero i ventiquattro ritrovati a Sirte. Immagini di resti umani, ossa sepolte nel terreno, nonché un corpo avvolto in un lenzuolo bianco, testimoniano l’orrore di questa scoperta.

I corpi sono stati trasferiti in un cimitero di Sirte dopo essere stati esaminati. Questo macabro ritrovamento si inserisce in un contesto più ampio di ritrovamenti di fosse comuni in Libia, Paese che è stato teatro di conflitti e violenze tra diversi gruppi armati.

Lo scorso marzo, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni ha lanciato l’allarme dopo la scoperta di una fossa comune nella Libia occidentale, contenente i corpi di almeno 65 migranti. Questo terribile evento ricorda che la Libia rimane un passaggio importante, anche se pericoloso, per i migranti che cercano di raggiungere l’Europa attraversando il Mediterraneo da diverse parti dell’Africa.

Questa macabra scoperta solleva ancora una volta l’urgenza di trovare soluzioni durature per porre fine alla violenza e all’instabilità in Libia e per proteggere i diritti fondamentali di tutti coloro che cercano semplicemente una vita migliore.

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