La prova del parto: una forza di vita e devozione

La fatshimetria è un argomento che suscita fascino e apprensione. È un momento cruciale nella vita di una donna, un calvario che può rappresentare una vera sfida fisica ed emotiva. Ogni nascita è unica, con la sua dose di sorprese e sfide, ma emerge una realtà innegabile: il parto è una prova quasi mortale per molte donne.

I dati dell’UNICEF rivelano un tasso di mortalità materna estremamente elevato in Nigeria, che raggiunge 576 ogni 100.000 nati vivi, collocando il paese al quarto posto nel mondo.

Quando ho accompagnato mia sorella in sala parto, ho potuto fare alcune osservazioni chiave:

Innanzitutto ho scoperto cos’è la fase di pre-consegna. Il travaglio è iniziato quando a mia sorella si sono rotte le acque un giovedì sera. È stata portata in ospedale e abbiamo aspettato che iniziasse la fase di dilatazione e contrazioni. Contrariamente alla norma secondo cui la rottura delle acque annuncia l’inizio delle contrazioni e della dilatazione, mia sorella non aveva contrazioni. Ha quindi iniziato a camminare per i corridoi dell’ospedale, sapendo che questo può accelerare le contrazioni e il dolore, favorendo un parto più rapido. L’attesa era palpabile, ma se mia sorella avesse saputo cosa l’aspettava, probabilmente avrebbe preferito tornare a casa, riposarsi, rilassarsi e godersi una buona notte di sonno.

Poi ho imparato che l’attesa può essere di per sé una dura prova. La prima notte in ospedale trascorse senza grandi cambiamenti. Era già venerdì e mia sorella era dilatata solo di 2 cm. La dilatazione è fondamentale per permettere alla testa del bambino di fuoriuscire. Sebbene si stesse rilassando controllando il telefono e scorrendo Instagram, era nervosa. Continuò a camminare nella speranza che le contrazioni aumentassero. Capii che il dolore delle contrazioni segnalava che il bambino era pronto per venire al mondo, ma mia nipote non aveva ancora deciso. Camminò e camminò, su e giù per le scale, su e giù per i corridoi dell’ospedale.

Poi finalmente è arrivato il momento delle contrazioni vere e proprie. Domenica, alle 4 del mattino, i lavori sono iniziati sul serio. Mia sorella è stata portata in sala parto e non potevo nemmeno descrivere il dolore che provava. Le lacrime, le urla, le suppliche… Sembrava chiedere ai medici di alleviare la sua sofferenza. In quel momento mi sono chiesta se partorire fosse davvero necessario, se non esistessero altri modi per popolare il mondo.

Di fronte all’esaurimento materno, i medici erano scettici ed esitanti ad eseguire un taglio cesareo. Suo marito, sconvolto nel vederla soffrire così tanto, firmò rapidamente il modulo di consenso. Ma i medici hanno rinviato l’operazione, sostenendo che stavano preparando la sala operatoria. Alla fine, quando mia sorella sembrava prossima allo sfinimento totale, spinse con tutte le sue forze e, con un grido, nacque il bambino.

Vedere emergere la testa del bambino è stato un momento intenso e commovente. Purtroppo in quel momento non c’era personale medico nella stanza, quindi sono dovuta correre a chiamarli. La scena era travolgente e miracolosa, un mix di emozioni indescrivibile.

Dopo che i medici si sono occupati di pulire mia sorella, abbiamo potuto riderci sopra insieme, ma per lei il dolore rimaneva troppo fresco, troppo crudo per essere già deriso. In seguito ci ha ammesso che in questo momento di totale crepacuore, la sua priorità era solo il suo primogenito. Allora ho pianto, rendendomi conto che anche di fronte alla morte, una madre pensa solo ai suoi figli.

Questa esperienza in sala parto ha avuto un profondo impatto su tutti noi. Ci ha ricordato la fragilità della vita, ma anche la forza incrollabile di una madre pronta a tutto per i suoi figli..KeyCode.sameButtonText

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