Fatshimetria
Negli annali della storia dei Giochi Olimpici moderni emerge spesso una domanda: chi furono i primi africani a gareggiare in questa prestigiosa competizione internazionale? Tuttavia, la risposta a questa domanda rivela un sorprendente aneddoto risalente al 1904, durante la maratona di Saint-Louis, che mette in luce i colpi di scena della storia, del razzismo e della supremazia bianca che caratterizzarono gli inizi dei Giochi Olimpici.
Durante i primi Giochi Olimpici moderni del 1896 in Grecia, nel pieno dell’era del colonialismo europeo, non fu registrata alcuna traccia della partecipazione africana. Fu solo dopo la seconda guerra mondiale, verso la fine degli anni Quaranta, che i paesi africani iniziarono ad aderire in massa al movimento olimpico, man mano che l’indipendenza africana veniva gradualmente affermata.
Tuttavia, emerge una storia poco conosciuta di due corridori sudafricani neri che parteciparono ai primi Giochi Olimpici organizzati negli Stati Uniti, a Saint-Louis nel 1904. Si tratta di Jan Mashiani e Len Tau (o Taunyane), ai quali aggiunse un Il corridore bianco sudafricano, BW Harris, registrato nel programma della maratona olimpica. Quell’anno alle Olimpiadi partecipò anche una squadra di tiro alla fune boera sudafricana.
Una foto di Mashiani e Tau è conservata al Missouri Historical Society Museum; Tuttavia, un errore nella leggenda che ha invertito i loro nomi ha dato a questi due uomini false identità per decenni.
Mashiani e Tau non rappresentavano ufficialmente il Sud Africa ai Giochi, poiché nel 1904 il Sud Africa non esisteva come tale, ma era una colonia sotto il governo della Gran Bretagna, due anni dopo la guerra sudafricana tra la Gran Bretagna e due repubbliche boere indipendenti .
Durante la guerra i neri sudafricani furono impiegati in vari ruoli, ad esempio per consegnare messaggi. È così che Mashiani e Tau si sono trovati coinvolti, in particolare durante una fiera mondiale a Saint-Louis legata ai Giochi Olimpici.
La fiera ha visto la partecipazione dei “selvaggi” a mostre fisiche come parte della sua mostra internazionale di scienza e cultura.
Questa storia di Mashiani e Tau è stata documentata dallo storico dello sport sudafricano Floris van der Merwe, dal quale è possibile ricostruire il loro percorso.
Come storico dello sport, saluto l’importanza di questa ricostruzione. In effetti, il colonialismo ha cancellato molte testimonianze della storia sportiva africana e delle sue imprese, mentre la storia olimpica africana non è stata esplorata così ampiamente come quella delle Americhe e dell’Europa.
Pertanto, documentare storie sportive africane, come quella di Mashiani e Tau, è un atto cruciale per ripristinare la vita dei neri e per evidenziare gli odiosi pregiudizi che hanno dovuto affrontare e da cui alla fine si sono liberati..
I Giochi Olimpici del 1904 furono ben lontani da ciò che vedremo a Parigi nel 2024. Tanto per cominciare, il programma degli eventi era molto diverso. Un ricercatore scrive: “I primi giochi erano un affascinante imbroglio di tornei bizzarri… tra cui percorsi a ostacoli di nuoto, tiro alla fune, gare di mongolfiere, polo in bicicletta, croquet americano, ecc.”
Inoltre, i Giochi del 1904 erano pieni di razzismo e riflettevano la cultura eugenetica dell’epoca. I Giochi di Saint-Louis erano in concomitanza con l’Esposizione Mondiale di Saint-Louis, che comprendeva varie competizioni per popoli indigeni di diversi continenti, sotto il titolo “Giornate dell’Antropologia”.
Secondo van der Merwe, mentre la maratona olimpica era prevista per il 30 agosto, per l’11 e il 12 agosto erano previste “gare atletiche per selvaggi”: “Lo spettacolo unico di uomini che si lanciavano deliberatamente sassi l’uno contro l’altro era una delle attrazioni dell’atletica incontrarsi… dove hanno gareggiato tutte le “tribù selvagge” presenti all’Esposizione Universale.”
Prima di partecipare alla maratona olimpica, Jan Mashiani (chiamato “Yamasani” dai funzionari che non riuscivano a pronunciare il suo nome) e Len Tau (chiamato “Lentauw”) hanno preso parte a questo “evento atletico per selvaggi”. Oltre alla battaglia del lancio di pietre, la competizione includeva tiro con il giavellotto, arrampicata su roccia, lancio di baseball e diversi eventi di atletica leggera, inclusa una corsa di un miglio (1,6 km), a cui hanno partecipato.
Sono stati poi impegnati nello spettacolo “Guerra del Sudafrica” in fiera. È probabile che entrambi gli uomini fungessero da messaggeri per i boeri durante la guerra. Van der Merwe cita una descrizione della corsa di un miglio: “Fin dall’inizio, Lentauw ha stabilito un ritmo furioso per il primo giro, correndo come un professionista dei vecchi tempi, seguito dal suo connazionale. Nonostante il suo vantaggio di 20 metri, ha mantenuto guardandosi alle spalle, perdendo così terreno prezioso nel rettilineo finale, è stato finalmente superato da un siriano e da un indiano.
Mashiani e Tau probabilmente parlavano Setswana, sebbene gli Zulu del paese fossero più conosciuti a livello internazionale. Infatti, il 14 agosto, secondo van der Merwe, le iscrizioni per la maratona olimpica provenivano, tra gli altri, da Zululand.
Van der Merwe ritiene che Mashiani e Tau fossero stati utilizzati dai boeri del generale Piet Cronje durante la guerra in Sud Africa per trasmettere messaggi, spiegando così la loro capacità di mantenere un ritmo sostenuto per lunghi periodi. Contesta gli articoli di stampa del St Louis Post-Dispatch che riportavano le gesta di “Leetouw” e “Yamasani”.
Questa affascinante storia di Jan Mashiani e Len Tau solleva questioni cruciali sull’inclusione e l’uguaglianza nel mondo dello sport, invitandoci a rivisitare la nostra comprensione della storia olimpica e a riconoscere le lotte passate per il riconoscimento e la dignità degli atleti africani. Il percorso percorso da questa maratona del 1904 ai Giochi in programma a Parigi nel 2024 è segnato da un lento ma costante sforzo per l’inclusione e la diversità, offrendo una panoramica illuminante sulle trasformazioni del panorama sportivo internazionale. Possa questa storia servire a ricordare l’importanza della tolleranza, del rispetto e del riconoscimento reciproco tra tutti i concorrenti, qualunque siano le loro origini e traiettorie.
Sulla scia di questi eventi, la storia ci ricorda che anche all’interno delle competizioni sportive, giustizia e uguaglianza devono essere i principi ispiratori di ogni evento e di ogni vittoria, affinché lo sport possa compiere pienamente la sua funzione unificante e ispiratrice in un contesto sempre più vario e interconnesso. mondo.