Nell’escalation di violenza che ha scosso la regione negli ultimi giorni, razzi sono stati lanciati dal sud del Libano verso la base del Monte Meron, nel nord di Israele. Secondo i media israeliani sono stati sparati una quarantina di proiettili, accentuando le tensioni già palpabili nella regione.
Contemporaneamente, le sirene hanno suonato nella città di Hulit, vicino alla Striscia di Gaza, dopo che dalla zona erano stati lanciati razzi. Questa serie di spari arriva mentre le discussioni per un cessate il fuoco sembrano essersi arrestate, sollevando timori di un’escalation delle ostilità.
In un comunicato diffuso sulla piattaforma Telegram, il portavoce di Hamas Abu Obeida ha rivendicato il lancio di due missili M90 verso Tel Aviv e dintorni. Questi missili, con una gittata di 90 chilometri, hanno colpito la metropoli israeliana, segnando una nuova tappa nel conflitto tra i gruppi armati palestinesi e l’esercito israeliano.
Questa escalation avviene in un contesto di forti tensioni, a seguito dei “massacri commessi dall’esercito occupante contro i civili e dello sfollamento deliberato del nostro popolo”, secondo il portavoce di Hamas. Le richieste di moderazione e dialogo stanno diventando sempre più pressanti, mentre la situazione sul campo rimane instabile.
I residenti della regione vivono nel timore di ulteriori attacchi e rappresaglie, mentre le organizzazioni internazionali raddoppiano i loro sforzi per trovare una fine pacifica al conflitto mortale. In questo clima di tensione, la prospettiva di una riduzione della tensione sembra ancora lontana, facendo temere il peggio per le popolazioni civili intrappolate in questa spirale di violenza.