La recente recrudescenza dell’epidemia di Mpox nella prigione centrale di Kisangani ha sollevato crescenti preoccupazioni sulla precaria situazione sanitaria dei detenuti. Nel corso di un incontro di risposta organizzato dalla Divisione sanitaria provinciale in collaborazione con gli operatori sanitari locali, sono stati segnalati 23 casi confermati tra i 97 casi sospetti identificati all’interno dell’istituto penitenziario.
La situazione di sovraffollamento e le deplorevoli condizioni igieniche all’interno del carcere, che attualmente conta 1.222 detenuti, costituiscono un terreno fertile per la rapida diffusione della malattia virale. Di fronte a questa preoccupante constatazione, équipe mediche si sono mobilitate sul posto per trattare i casi confermati e intensificare le misure di prevenzione.
Il dottor Bienvenu Ikomo, capo della divisione sanitaria provinciale della provincia di Tshopo, ha istituito un punto focale responsabile del coordinamento delle azioni per prevenire e controllare l’epidemia. Vengono inoltre impiegate squadre specializzate, tra cui psicologi, per supportare i prigionieri colpiti e i loro cari.
Inoltre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si è impegnata a fornire farmaci aggiuntivi per rafforzare la risposta sanitaria, mentre il governo provinciale sta fornendo supporto finanziario e logistico per arginare la diffusione del Mpox.
Nonostante i quattro casi precedentemente registrati a luglio e trattati con successo, l’origine di questa nuova epidemia resta da determinare. Le autorità sanitarie restano mobilitate per condurre indagini approfondite e attuare misure efficaci per contenere la diffusione del virus all’interno del carcere centrale.
Questa situazione allarmante evidenzia l’importanza cruciale di migliorare le condizioni di vita e igieniche dei detenuti negli istituti penitenziari per garantire la loro salute e il loro benessere. È urgente adottare misure concertate e durature per prevenire tali epidemie e garantire cure adeguate alle persone colpite.
Questa situazione mette in discussione la coscienza collettiva sulla necessità di promuovere condizioni di detenzione che rispettino i diritti fondamentali e la dignità umana, anche in ambiente carcerario. Un’azione collettiva e coordinata è essenziale per garantire la salute e il benessere di tutti, comprese le persone detenute, nella nostra società.