2024-08-31
Il 30 agosto 2024 resta una data oscura, segnata dal primo anniversario del tragico massacro di Ndosho. Questo incidente, che ha sconvolto la comunità congolese, ha provocato la perdita di oltre 50 vite, principalmente membri della chiesa La Foi Naturelle Judaaïque Messianique vers les Nations (FNJMN), soprannominata il “Wazalendo”. Questo dramma è avvenuto a Goma, nella provincia del Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo, mentre i fedeli si mobilitavano per chiedere il ritiro delle forze dell’EAC e della MONUSCO.
Le circostanze del massacro sono inquietanti: la polizia ha usato eccessiva violenza per reprimere la manifestazione, provocando la morte di numerosi civili, tra cui donne e bambini. Quel giorno la radio fu messa a tacere, la chiesa fu bruciata, lasciando dietro di sé un paesaggio di desolazione e lutto.
Un anno dopo questa tragedia, le ferite sono ancora aperte, sia fisicamente che psicologicamente, per i sopravvissuti. L’emozione è stata palpabile durante la veglia tenutasi giovedì 29 agosto presso la nuova chiesa della comunità, ora situata a Kiziba, nel territorio di Nyiragongo. Questa cerimonia ha segnato l’inizio delle commemorazioni previste per il 30 agosto.
Il nuovo leader della chiesa, Bwinja Amini, ha rivelato un bilancio più pesante di quello annunciato ufficialmente dal governo congolese, deplorando che più di 100 membri della comunità abbiano perso la vita durante il massacro, mentre una sessantina di altri sono ancora detenuti. Egli ha sottolineato la mancanza di giustizia in questo caso e spera che il tribunale militare del Nord Kivu possa prendere una decisione giusta in seguito al ricorso presentato.
Le richieste di giustizia e riparazione da parte delle vittime restano legittime. La signora Uwase Bikanaba, devastata dalla perdita del padre durante il massacro, esprime la sua ricerca della verità e della parità di diritti per tutti i cittadini. Il suo dolore e la sua lotta risuonano con quelli delle altre vittime e dei parenti degli scomparsi, che chiedono una giustizia rapida ed equa.
Dure le critiche al governo congolese e al sistema giudiziario. La mancanza di trasparenza, i ritardi e le lacune nelle indagini suscitano indignazione. Crescono le richieste di riforme radicali, che evidenziano la necessità di stabilire le responsabilità e punire i responsabili per prevenire futuri abusi.
Al di là delle condanne iniziali, sono necessarie revisioni e risarcimenti per onorare la memoria delle vittime e ripristinare la fiducia della popolazione. Il dovere di ricordare e la lotta per la giustizia rimangono più essenziali che mai affinché venga fatta luce su questo capitolo oscuro della storia della RDC.
In questa commemorazione del massacro di Ndosho, è imperativo non dimenticare, restare vigili e continuare la ricerca della verità e della giustizia affinché eventi simili non si ripetano.