La lotta per l’uguaglianza sanitaria in Sud Africa: superare le disparità sociali

L’accesso all’assistenza sanitaria in Sud Africa continua a cristallizzare le disuguaglianze sociali tra le popolazioni rurali ed emarginate, da un lato, e la classe media urbana, dall’altro. Questo divario rafforza la necessità di impegnarsi in discussioni franche e oneste sulle lotte delle classi svantaggiate, anche al loro interno.

Quando si affronta la questione dell’assicurazione sanitaria nazionale (NHI), emerge un divario significativo tra le esperienze e i pregiudizi della classe media, ostacolando la qualità della discussione e la comprensione delle sfide reali che devono affrontare i lavoratori e le comunità emarginate.

In questo contesto, è interessante esplorare il fenomeno della deroga all’interno di un gruppo sociale, dove i membri adottano un atteggiamento sprezzante e spesso pregiudizievole nei confronti di altre persone della stessa categoria sociale, cercando così di prendere le distanze dai tratti negativi associati a questo gruppo.

Per la classe media, questa realtà si manifesta in atteggiamenti che svalutano e stigmatizzano le comunità povere e lavoratrici, creando un divario che ostacola il dialogo empatico e costruttivo. È fondamentale sottolineare che la classe media, non mettendo in discussione la sua posizione privilegiata e i suoi privilegi disillusi, perpetua un silenzio sistematico sui bisogni e sulle realtà delle popolazioni emarginate.

Tuttavia è fondamentale riconoscere che le attuali discussioni sulla corruzione e sulla governance dell’assicurazione sanitaria nazionale, sebbene lodevoli, spesso deviano la rabbia e l’ansia oscurando questioni sistemiche più ampie.

Firmando la legge sull’assicurazione sanitaria nazionale lo scorso maggio, il presidente Cyril Ramaphosa ha posto un’importante pietra miliare per un sistema di finanziamento sanitario che mira a fornire una copertura sanitaria universale a tutti i sudafricani, garantendo l’accesso a servizi sanitari di qualità in base alle loro esigenze, indipendentemente dalla loro condizione socio-sociale. -stato economico.

Durante il mio tirocinio presso il Rural Health Advocacy Project nel 2019, ho potuto studiare le potenziali implicazioni dell’assicurazione sanitaria nazionale sulle popolazioni rurali e sono stato testimone delle disparità sfaccettate e sistemiche nell’accesso all’assistenza sanitaria. Attraverso la mia ricerca e le discussioni con le organizzazioni della società civile, sono diventato consapevole della portata delle disuguaglianze sanitarie affrontate dalle comunità rurali ed emarginate, in netto contrasto con il relativo comfort delle esperienze scolastiche medie.

Questi divari non si limitano a una questione di allocazione delle risorse, ma sono radicati nelle disuguaglianze storiche, socioeconomiche e razziali.

È essenziale sottolineare che il discorso della classe media sull’assicurazione sanitaria nazionale spesso fatica a cogliere queste sottigliezze, concentrandosi invece su principi astratti di efficienza e corruzione senza affrontare le realtà vissute da coloro che hanno maggiormente bisogno di una riforma del sistema sanitario. Le disparità osservate sono molto più complesse di quanto un semplice quadro legislativo potrebbe indicare, ma è un inizio.

Ripensando alle conversazioni avute con i miei colleghi, incentrate sulle inefficienze e sulla corruzione all’interno del sistema sanitario, spesso la classe media urbana sosteneva discussioni appassionate sulla necessità di una riforma sistemica. Sebbene queste discussioni fossero intellettualmente stimolanti, suscitavano in me un conflitto interno che faticavo ad articolare.

Questo dilemma era dovuto principalmente alle mie esperienze vissute. Da madre adolescente, anch’io ho cercato aiuto in una clinica, solo per incontrare carenza di risorse. Avevo visto la mia nonna cieca chiedere 1.000 rupie per gli occhiali, una somma che non poteva permettersi.

I membri della mia famiglia soffrivano di malattie croniche e affrontavano difficoltà insormontabili nell’accesso ai farmaci essenziali, spesso richiedendo anni di consultazioni prolungate.

Queste storie non erano semplici aneddoti; erano frammenti della mia vita. L’assicurazione sanitaria nazionale, per me, ha rappresentato non solo una decisione politica, ma una rivoluzione tanto attesa. Eppure, nel mezzo di queste discussioni sulla riforma del sistema sanitario, è stato difficile per me proiettarmi nelle persone per le quali stavamo difendendo.

Pensavo che le mie esperienze non avessero posto. Tutte queste storie e discussioni sulle disparità sanitarie sono state raccontate da altre persone, distaccate e impersonali.

La dissonanza è emersa dal divario tra la mia realtà personale e le narrazioni cliniche, spesso distaccate, sulle disuguaglianze di salute. Perché non riuscivo a riconoscermi agli occhi dei più disagiati? Era possibile che la mia comprensione intuitiva di ciò che l’assicurazione sanitaria nazionale poteva realizzare fosse meno legittima perché facevo, in qualche modo, parte di quella classe media?

Mentre visitavo cliniche rurali e centri sanitari comunitari, gli strati della mia dissonanza cognitiva cominciarono a sgretolarsi. Le disparità sanitarie sistemiche erano, e rimangono, profondamente radicate nelle disuguaglianze storiche, socioeconomiche e razziali. Queste disparità non erano solo argomento di conversazione, erano una realtà che sperimentavamo ogni giorno.

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