Fatshimetrie: La custodia cautelare in Russia di Laurent Vinatier, cittadino francese di 48 anni, accusato di non essersi registrato come “agente straniero”, è stata prorogata fino al 21 febbraio, come ha annunciato martedì 3 settembre un giudice da un tribunale di Mosca. Nel primo giorno del processo, rinviato al 16 settembre, l’udienza è stata rapidamente rinviata a causa della tardiva comunicazione all’imputato della data di comparizione.
Laurent Vinatier sembrava calmo e fiducioso, vestito con una camicia blu e jeans scuri, chiacchierando con i suoi avvocati. Il suo pensiero era rivolto alla famiglia, come ha detto, in russo, durante una pausa dell’udienza: “Penso a mia moglie e ai miei figli”.
Le autorità russe accusano Vinatier di non aver rispettato l’obbligo di registrazione come “agente straniero” mentre raccoglieva informazioni relative ad attività militari. Queste informazioni, secondo i servizi di sicurezza russi (FSB), avrebbero potuto mettere a repentaglio la sicurezza del Paese. Per questi reati l’imputato rischia fino a cinque anni di carcere.
La situazione è nata in un contesto di crescenti tensioni tra Russia e Francia, segnate da presunte azioni destabilizzanti imputate a Mosca in Francia, mentre la Francia è criticata per il suo crescente sostegno all’Ucraina.
Laurent Vinatier ha ammesso di non essersi registrato, adducendo l’ignoranza di questo obbligo legale russo. Il suo lavoro di ricerca sul conflitto russo-ucraino per conto del Centro per il dialogo umanitario, una ONG svizzera, lo pone ora al centro di questa controversia legale.
Il ricercatore, sposato e padre di quattro figli, ha tentato invano di ottenere gli arresti domiciliari per garantire la sua presenza al procedimento giudiziario. Nonostante il suo amore per la Russia, ammettendo che la sua vita è strettamente legata a questo Paese, le autorità russe hanno mantenuto la sua custodia cautelare.
Resta da vedere l’esito di questa vicenda che si inserisce in una serie di controversie tra Russia e Paesi occidentali, segnate anche da scambi internazionali di prigionieri. La situazione di Laurent Vinatier solleva interrogativi sui limiti della libertà accademica e sull’attività delle ONG in un contesto geopolitico complesso e teso.