Fatshimetrie: infermieri iraniani in prima linea per condizioni di lavoro dignitose
Il movimento di sciopero degli infermieri in Iran, iniziato più di sei mesi fa, non si sta indebolendo. Al contrario, sta guadagnando slancio nonostante la repressione e gli arresti di numerosi partecipanti. Questi professionisti sanitari chiedono salari equi e condizioni di lavoro dignitose, una lotta che si è intensificata quest’estate.
Le infermiere iraniane, infatti, si stanno mobilitando attraverso scioperi e manifestazioni per chiedere un miglioramento delle loro condizioni di lavoro, un aumento del loro reddito e una riforma urgente del sistema sanitario nel loro Paese. Inizialmente concentrati a Karaj, a ovest di Teheran, i movimenti di protesta si sono diffusi in diverse città iraniane come Mashad e Shiraz.
Lunedì 2 settembre, a Isfahan, i soccorritori si sono uniti agli infermieri dell’Università di Scienze Mediche per esprimere il desiderio di vedere il loro lavoro riconosciuto per il suo vero valore. Contemporaneamente, a Behbahan, nel sud del Paese, il personale medico ha manifestato davanti all’ufficio del governatore per far sentire la propria voce.
Tuttavia, gli infermieri riferiscono un aumento della repressione in seguito alle loro richieste. Il direttore dell’Organizzazione degli infermieri iraniani, Mohammad Sharifi Moghadam, riferisce che coloro che esprimono il loro disaccordo vengono minacciati e convocati dalle autorità. Le manifestazioni pacifiche vengono punite senza pietà, limitando così la libertà di espressione degli operatori sanitari.
Nonostante le leggi sul lavoro che vietano la creazione di sindacati indipendenti in Iran, gli infermieri continuano a lottare per salari dignitosi. Attualmente pagati tra i 200 ei 250 dollari al mese, denunciano il crescente divario tra il loro reddito e il crescente costo della vita nel Paese. Gli slogan scanditi nelle strade riflettono la loro rabbia per questa situazione insostenibile.
L’ONG Iran Human Rights (IHR) mette in guardia dai numerosi arresti arbitrari avvenuti durante le manifestazioni. Gli infermieri, soprattutto donne, si ritrovano spesso sfruttati e messi a tacere. La mancanza di equità salariale e le difficili condizioni di lavoro hanno portato a conseguenze drammatiche, come la morte sospetta di Parvaneh Mandani, un’infermiera di 32 anni, nonché il suicidio di un altro collega a Kermanshah.
Il deterioramento del sistema ospedaliero pubblico in Iran, aggravato dalle sanzioni internazionali e dalla carenza di operatori sanitari, sottolinea l’urgenza della situazione. Gli infermieri, costantemente confrontati a crescenti difficoltà, chiedono un cambiamento radicale per garantire condizioni di lavoro dignitose e un sistema sanitario affidabile e accessibile a tutti.
In conclusione, la coraggiosa lotta degli infermieri iraniani evidenzia le sfide che devono affrontare gli operatori sanitari nel Paese. La loro determinazione a raggiungere giustizia ed equità risuona oltre i confini, chiedendo la solidarietà internazionale per sostenere la loro giusta causa. È essenziale riconoscere e rispettare il ruolo essenziale degli infermieri nella società e garantire un ambiente favorevole al loro sviluppo professionale.