Giovedì, nell’area di Khan Younis, nella Striscia di Gaza, una folla di bambini palestinesi ha visitato le strutture mediche per ricevere un vaccino antipolio. La mossa segna l’inizio della seconda fase di una campagna di vaccinazione nella Striscia di Gaza, a seguito di un accordo tra Israele e Hamas per pause limitate nella lotta per consentirne l’attuazione.
La campagna di vaccinazione è stata lanciata dopo che le autorità sanitarie dell’enclave palestinese hanno segnalato il mese scorso il primo caso di poliomielite in 25 anni. Questo virus altamente infettivo si trasmette attraverso acqua o cibo contaminati o attraverso il contatto con una persona infetta.
Con gran parte di Gaza distrutta dai combattimenti in corso, i genitori faticano ad accedere all’assistenza sanitaria, all’acqua pulita e al cibo a sufficienza per i propri figli. Questa situazione, unita alle famiglie sfollate che vivono in rifugi sovraffollati, crea le condizioni ideali per la diffusione della poliomielite e di altre malattie.
All’inizio della settimana, l’ONU ha annunciato che 189.000 bambini avevano già ricevuto il vaccino, fornendo un “raro colpo di luce” in quasi 11 mesi di guerra. Mercoledì l’UNICEF ha dichiarato che più di 500 squadre sono state schierate nel centro di Gaza questa settimana per somministrare il vaccino ai bambini sotto i 10 anni. Le agenzie delle Nazioni Unite hanno espresso la speranza di vaccinare un totale di 640.000 bambini.
Per essere efficace, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sottolineato che almeno il 90% dei bambini sotto i 10 anni a Gaza deve essere vaccinato. Questa campagna deve affrontare molte sfide, dai combattimenti in corso alle strade devastate e agli ospedali chiusi a causa della guerra.
Nonostante il successo ottenuto finora dalla campagna antipolio, gli sforzi diplomatici per raggiungere un cessate il fuoco permanente sono in difficoltà. Il ministero della Sanità di Gaza ha affermato che più di 40.800 persone sono state uccise nell’offensiva in corso da parte di Israele.
Il conflitto è iniziato quando i militanti guidati da Hamas sono entrati nel sud di Israele il 7 ottobre, uccidendo circa 1.200 persone, per lo più civili, e rapendone altre 250. La situazione resta tesa e la ricerca di una soluzione duratura resta incerta.