Fatshimetrie, 5 settembre 2024 – La delicata questione della restituzione degli oggetti storici congolesi conservati presso il Museo dell’Africa Centrale (AfricaMuseum) è stata recentemente oggetto di approfonditi colloqui tra il Ministro della Cultura, delle Arti e del Patrimonio della Repubblica Democratica del Esperti del Congo e del Belgio a Kinshasa. Questa iniziativa segna un significativo passo avanti negli sforzi per ripristinare la giustizia storica e promuovere un dialogo costruttivo tra i due paesi.
Durante questi colloqui, il ministro Yolande Elebe ed esperti belgi hanno esplorato le diverse strade che potrebbero facilitare la restituzione e il rimpatrio dei beni culturali congolesi. In uno spirito di collaborazione e rispetto reciproco, hanno discusso le modalità per rafforzare la politica di restituzione e identificare approcci innovativi per portare avanti questo processo complesso.
La proposta di assistenza tecnica formulata da Celia Charkaoui, membro della delegazione di esperti belgi, dimostra il desiderio condiviso di superare gli ostacoli e promuovere un approccio inclusivo ed equo. Sottolineando la ricerca e l’esplorazione di soluzioni pragmatiche, questa collaborazione promette di aprire nuove prospettive per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale congolese.
Nicolas Nikis, archeologo del Museo dell’Africa Centrale di Tervuren, ha sottolineato l’importanza simbolica e storica del rimpatrio degli oggetti d’arte congolesi, un’aspirazione condivisa da molti leader tradizionali e cittadini congolesi. Questa consapevolezza collettiva rafforza la legittimità e la necessità di restituire questi beni culturali alla loro terra d’origine, riconoscendone pienamente il valore e il significato per la comunità congolese.
L’incontro tra la RDC e il Belgio rientra nella cooperazione culturale e storica volta a riconoscere e correggere le ingiustizie del passato coloniale. Adottando un approccio responsabile e attento, entrambe le parti si impegnano a costruire un futuro basato sulla verità, sulla riconciliazione e sul rispetto reciproco.
Thomas Dermine, Segretario di Stato per le politiche scientifiche, ha sottolineato l’importanza di riconoscere e assumersi la responsabilità degli errori del passato per costruire un futuro più inclusivo e pacifico. Questa consapevolezza collettiva apre la strada a un approccio proattivo alla restituzione e alla riparazione, interessato a promuovere la giustizia e la dignità per tutti.
La questione della restituzione dei beni culturali congolesi non è nuova e ha suscitato l’interesse di numerose personalità politiche e intellettuali, in particolare durante la Seconda Repubblica e a livello internazionale in seno all’UNESCO. La crescente consapevolezza su questo tema ha portato ad iniziative concrete, come la consegna di un centinaio di oggetti da parte del Belgio negli anni ’70..
La presidenza di Félix-Antoine Tshisekedi Tshilombo alla guida dell’Unione Africana ha segnato una svolta decisiva in questo processo, spingendo all’istituzione di una commissione nazionale responsabile del rimpatrio dei beni culturali, degli archivi e dei resti umani rimossi dal patrimonio congolese. Questo approccio dimostra il fermo impegno del governo congolese nel fornire giustizia alle vittime della colonizzazione e nel preservare l’integrità del suo patrimonio culturale per le generazioni future.
In conclusione, la restituzione degli oggetti storici congolesi è un atto di giustizia, riconoscimento e rispetto nei confronti del popolo congolese e del suo patrimonio culturale. Promuovendo il dialogo, la cooperazione e la comprensione reciproca, questo processo contribuisce a riparare le ingiustizie del passato e a costruire un futuro basato sulla riconciliazione e sulla diversità culturale. Spetta a ciascun attore, sia esso politico, esperto, ricercatore o cittadino, impegnarsi attivamente in questo processo collettivo di restituzione e promozione del patrimonio congolese. ACP/JF