Nel mondo della conservazione della biodiversità, è fondamentale identificare e monitorare gli impatti della plastica sulle specie marine, e i risultati di un nuovo studio sulle procellarie sull’Isola Inaccessibile, nel sud dell’Oceano Atlantico, offrono preziose informazioni al riguardo.
Le procellarie sono uccelli marini che svolgono un ruolo vitale negli ecosistemi marini e la loro presenza in aree remote come l’Isola Inaccessibile li rende indicatori chiave dell’inquinamento da plastica negli oceani. Lo studio condotto dai ricercatori del FitzPatrick Institute of African Ornithology dell’Università di Cape Town ha scoperto che il numero di plastica trovata nelle procellarie dell’Isola Inaccessibile è rimasta costante dagli anni ’80.
Sebbene la produzione globale di plastica sia aumentata in modo significativo a partire dagli anni ’50, i ricercatori si aspettavano che anche la quantità di plastica ingerita dalle procellarie sarebbe aumentata nel tempo. Tuttavia, i risultati dello studio sorprendono mostrando che non c’è stato alcun aumento significativo della quantità di plastica nelle procellarie nel corso dei decenni.
Ciò suggerisce che le iniziative per limitare l’immissione di rifiuti di plastica nell’ambiente hanno avuto in parte successo, riducendo la quantità di plastica che finisce negli oceani. Le misure adottate per limitare le perdite di pellet industriale hanno dato i loro frutti, con una riduzione costante di questi detriti di plastica nello stomaco delle procellarie osservata nel corso degli anni.
Questi risultati evidenziano l’importanza di sforzi continui per ridurre i rifiuti di plastica e ripulire la plastica già presente nell’ambiente. Sebbene siano state messe in atto alcune iniziative per combattere l’inquinamento causato dalla plastica, è chiaro che c’è ancora molta strada da fare per ridurre ulteriormente l’impatto della plastica sulla fauna marina.
In conclusione, le procellarie delle Isole Inaccessibili forniscono preziose informazioni sull’impatto della plastica sugli uccelli marini e questo studio evidenzia l’importanza di continuare a monitorare e agire per preservare i nostri preziosi ecosistemi marini.