Nei misteri del potere libico, le lotte interne tra i due governi dell’Est e dell’Ovest continuano a scuotere il Paese, provocando sconvolgimenti politici e conseguenze economiche disastrose. In seguito alla fuga precipitosa del governatore della Banca Centrale, costretto il 26 agosto dal governo occidentale guidato da Abdel Hamid Dbeibah, la Libia è precipitata in una profonda crisi.
Questo nuovo episodio di dissenso politico arriva mentre una missione delle Nazioni Unite viene inviata per cercare di calmare le tensioni. Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna hanno addirittura esortato Tripoli a trovare una rapida soluzione a questa crisi inestricabile. Al Parlamento libico e all’Alto Consiglio di Stato viene così concesso un periodo di un mese per concordare e nominare un nuovo governatore, una posizione strategica che controlla le entrate petrolifere del Paese.
Tuttavia, la nomina ad interim di Abdel Fattah Ghaffar a governatore della Banca Centrale ha portato immediatamente alla sospensione delle transazioni delle banche internazionali con l’istituto finanziario libico. Questa nomina contestata è stata fortemente criticata per non aver rispettato l’accordo politico del 2015 ratificato sotto l’egida dell’ONU, privando così il governatore ad interim di qualsiasi legittimità internazionale.
Le ripercussioni di questa crisi sono già palpabili, in particolare sulla capacità di Tripoli di emettere lettere di credito per importare beni essenziali come cibo o vaccini. Incombe la minaccia di carenze imminenti, che mettono a repentaglio la sicurezza alimentare e sanitaria dei libici. Senza accesso a dollari, euro o sterline, diventa difficile per il Paese garantire le sue importazioni vitali, evidenziando l’urgenza di trovare una soluzione politica ed economica.
Allo stesso tempo, la produzione di petrolio, risorsa cruciale per l’economia libica, è ferma in seguito alla decisione del governo orientale, guidato dal maresciallo Khalifa Haftar, di bloccare i principali pozzi per protestare contro la presa del potere da parte dell’Occidente Banca Centrale. Questa situazione evidenzia le profonde divisioni che hanno dilaniato il Paese dalla caduta del regime di Muammar Gheddafi nel 2011, lasciando la Libia alle prese con un incessante caos politico ed economico.
Al centro di questa crisi, le questioni economiche e politiche si intrecciano in un complesso balletto di rivalità e richieste di potere, suggerendo un futuro incerto per il popolo libico. La risoluzione di questa crisi politica e finanziaria si rivela quindi cruciale per il futuro del Paese, richiedendo una mediazione internazionale e un dialogo costruttivo tra le diverse fazioni presenti.