Il continente africano sta attualmente attraversando diverse gravi crisi che potrebbero avere un impatto significativo sull’economia e sulla politica regionale. Al centro di questi sconvolgimenti c’è la Libia, un paese con le maggiori riserve di petrolio in Africa. Il recente licenziamento del governatore della Banca Centrale Sadiq Al-Kabir ha scatenato una lotta di potere tra fazioni rivali, interrompendo la produzione di petrolio e bloccando le esportazioni. Questa situazione è estremamente preoccupante, poiché il 90% delle entrate della Libia dipende dal petrolio e il controllo della Banca Centrale è fondamentale per l’economia del paese. L’attuale crisi rischia di paralizzare l’economia libica, con un calo della produzione petrolifera e una crescente instabilità.
Per comprendere meglio la situazione, ho avuto l’opportunità di intervistare Mohamed Eljarh, esperto di energia e socio dirigente di Libya Desk. Secondo lui, la Libia si trova a un punto di svolta critico e le ripercussioni di questa crisi potrebbero essere devastanti se non verranno risolte rapidamente.
Nel frattempo, la Cina ha recentemente annunciato un importante impegno finanziario nei confronti dell’Africa, con un impegno di 50 miliardi di dollari in linee di credito e investimenti in tre anni. Questo gesto solleva interrogativi sulla strategia di impegno della Cina nel continente, in particolare in un contesto di crescenti pressioni economiche interne e di maggiori rischi di debito in Africa. Mentre la Cina si concentra su 30 progetti di energia pulita, con particolare attenzione alle energie rinnovabili, la mancanza di misure concrete di riduzione del debito per le nazioni africane in difficoltà rimane una delle principali preoccupazioni. Nonostante ciò, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha difeso il ruolo della Cina, sottolineando che le sfide del debito in Africa sono antecedenti al coinvolgimento cinese. È chiaro che gli investimenti del settore privato rimangono essenziali, ma le sfide operative, come quelle incontrate a Gibuti, evidenziano le complessità del commercio nella regione.
Allo stesso tempo, l’Africa occidentale si trova ad affrontare una grave crisi di sprechi alimentari, che mette a rischio i mezzi di sussistenza di milioni di persone. Le perdite post-raccolto sono all’ordine del giorno per molti agricoltori della regione, con un impatto sia sulla sicurezza alimentare che sull’economia locale. In Nigeria, ad esempio, ogni anno va perso il 50% dei prodotti agricoli, per un valore di circa 2 miliardi di dollari. Questa realtà si estende anche ai paesi vicini come il Ghana, dove gli sforzi per risolvere queste perdite, in particolare attraverso iniziative di trasformazione alimentare, rimangono insufficienti. Gli esperti sottolineano l’importanza di migliori strutture di stoccaggio, trasformazione alimentare e collaborazione regionale per combattere efficacemente la fame e le sfide economiche nell’Africa occidentale.
Le immagini della crisi economica in Libia, del coinvolgimento finanziario della Cina in Africa e della crisi dello spreco alimentare nell’Africa occidentale evidenziano le complesse sfide che il continente deve affrontare. È più importante che mai che la comunità internazionale lavori insieme per trovare soluzioni durature che promuovano la crescita economica e il benessere delle popolazioni africane.