La situazione attuale in Sudan è molto allarmante, con un conflitto che dura ormai da 18 mesi tra l’esercito regolare e le Forze di Supporto Rapido (RSF), di cui i civili sono le prime vittime. I recenti eventi avvenuti in diversi villaggi nello Stato di Al-Jazeera dimostrano estrema violenza e atti disumani di saccheggio perpetrati da RSF.
I combattimenti si sono intensificati in tutto il Paese, colpendo aree come Khartoum, Al-Fashir nel Darfur e Kordofan. Le testimonianze dei comitati di resistenza locali rivelano atrocità di portata terrificante. Nella regione di Abu Gouta, decine di civili sono stati brutalmente uccisi durante l’attacco al villaggio di Gouz Al-Naqa. Gli abitanti, costretti a fuggire, non riuscirono nemmeno a seppellire i propri morti, lasciando le strade del paese disseminate di corpi.
I rapporti indicano una serie di attacchi e saccheggi in quasi 50 villaggi di Al-Jazirah, con civili terrorizzati, proprietà rubate e vite umane senza pietà. Le RSF tengono in ostaggio i civili, chiedono riscatti per il loro rilascio e saccheggiano spietatamente le risorse e i raccolti delle popolazioni locali. Il quadro è desolante, con scene di violenza insopportabile e vite sconvolte dal terrore e dalla miseria.
La storia della direttrice regionale dell’UNFPA, di ritorno dal campo, è agghiacciante: dopo 30 anni di esperienza umanitaria, descrive la situazione in Sudan come una delle più orribili che abbia mai incontrato. Le immagini condivise sui social network non lasciano dubbi sulla portata del dramma che si svolge davanti ai nostri occhi, con donne e bambini costretti all’esodo, perduti e indigenti.
Di fronte a questa situazione di emergenza, è imperativo che la comunità internazionale agisca in modo rapido e deciso per porre fine a questa violenza inaccettabile. I civili sudanesi hanno bisogno di sostegno, protezione e giustizia. È nostro dovere non rimanere in silenzio di fronte a tali atrocità e fare tutto il possibile per ripristinare la pace e la dignità in Sudan.