In un recente sviluppo, l’ex leader sudanese Omar al-Bashir, che fu estromesso dal potere diversi anni fa, è stato trasferito da una prigione situata a nord di Omdurman all’ospedale Merowe situato a circa 450 chilometri dalla capitale Khartoum.
Il trasferimento ha fatto seguito a una richiesta del team legale dell’80enne a causa di problemi di salute che richiedevano cure non disponibili presso la base militare di Wadi Seedna dove era stato precedentemente detenuto. Con lui sono stati trasferiti anche due suoi ex collaboratori, l’ex ministro della Difesa e l’ex ministro dello Sport.
Il Sudan si è impegnato a consegnare al-Bashir alla Corte penale internazionale, che ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti. al-Bashir è ricercato dalla corte con l’accusa di genocidio e crimini di guerra legati al conflitto in Darfur, scoppiato nel 2003.
Quando i ribelli del Darfur centrale e dell’Africa sub-sahariana lanciarono un’insurrezione, il governo di al-Bashir rispose con una serie di bombardamenti e raid guidati dalle milizie. Queste milizie sono accusate di massacri e stupri di massa.
Il trasferimento di Al-Bashir avviene mentre il Sudan affronta un altro conflitto, scoppiato nell’aprile dello scorso anno tra l’esercito sudanese e le Forze di supporto rapido, una forza paramilitare. Milioni di persone sono state sfollate a causa degli scontri, lasciando circa la metà della popolazione del paese ad affrontare una grave carestia.
Questa situazione evidenzia le continue sfide che il Sudan deve affrontare nel tentativo di stabilizzare il paese e superare gli effetti devastanti dei conflitti e delle crisi umanitarie. La situazione di Al-Bashir ricorda anche le conseguenze delle violazioni dei diritti umani e dei crimini di guerra, che continuano a pesare sulla regione e richiedono un’azione internazionale continuativa per garantire giustizia e stabilità.