Protesta contro il genocidio ruandese: la condanna di Charles Onana solleva dibattiti su libertà di espressione e memoria collettiva


Fatshimetrie, il politologo e saggista franco-camerunese Charles Onana è stato dichiarato colpevole dai tribunali francesi per “complicità nella contestazione pubblica dell’esistenza di un crimine contro l’umanità, in questo caso un crimine di genocidio” contro i tutsi in Ruanda. Questa decisione fa seguito a una denuncia presentata da sette associazioni, tra cui Survie, FIDH e LDH, riguardante diverse citazioni tratte dalla sua opera intitolata “Rwanda, la verità sull’operazione Turquoise – quando parlano gli archivi”, pubblicata nel 2019.

Nel caso è coinvolto anche il suo editore, Damien Serieyx, anch’egli riconosciuto colpevole di “contestare pubblicamente l’esistenza di un crimine contro l’umanità” e che dovrà pagare una multa. La giustizia francese ha ritenuto che Charles Onana avesse minimizzato, banalizzato e contestato vergognosamente il genocidio dei tutsi avvenuto tra aprile e luglio 1994. Secondo la sentenza, l’autore ha messo in discussione tutte le decisioni dei tribunali che hanno riconosciuto l’esistenza di questo genocidio, utilizzando ampiamente Nel suo libro è racchiuso tra virgolette il termine “genocidio”, che secondo la corte denota un tentativo di negare implicitamente questo tragico evento.

La condanna di Charles Onana a 120 giorni di multa e dell’editore a 5mila euro di multa ha suscitato reazioni contrastanti. L’avvocato difensore ha espresso il suo disappunto, sostenendo che il suo cliente non ha negato il genocidio dei tutsi ma lo ha collocato nel suo contesto storico. Ha annunciato la sua intenzione di ricorrere in appello contro questa decisione.

Questo caso solleva questioni cruciali sulla libertà di espressione, sulla responsabilità di autori ed editori nella diffusione di informazioni storiche sensibili, nonché sul riconoscimento dei crimini contro l’umanità. È fondamentale trattare gli eventi tragici del passato in modo rispettoso e accurato, con l’obiettivo di preservare la memoria collettiva e la dignità delle vittime.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *