Stop al femminicidio in Tunisia: appello alla giustizia e all’azione


Migliaia di persone hanno marciato per le strade di Tunisi il 10 dicembre 2021 per protestare contro il femminicidio e chiedere la fine dell’impunità per i responsabili di violenza contro le donne. Un triste bilancio dell’aumento dei casi di femminicidio in Tunisia ha segnato la fine dei sedici giorni di campagna di attivismo contro la violenza sulle donne.

Nonostante l’adozione della Legge 58 nel 2017, che ha rappresentato un significativo passo avanti nella lotta alla violenza contro le donne, il numero dei femminicidi continua ad aumentare in modo allarmante. Nel 2023 sono stati registrati almeno 20 femminicidi, seguiti da cifre quasi simili nel 2024, quando l’anno non è ancora finito.

Secondo un rapporto dell’Unione nazionale delle donne tunisine (UNFT), all’origine di questa crescente violenza ci sono spesso cause socioeconomiche. Le tensioni all’interno delle famiglie, dovute a difficoltà finanziarie, possono degenerare in violenza, sfociando talvolta in tragici crimini.

La stragrande maggioranza delle donne vittime di femminicidio sono vittime di violenza domestica e provengono da coppie relativamente giovani, di età compresa tra i 30 e i 40 anni. Sfortunatamente, molte vittime non sono riuscite a ottenere giustizia, nonostante abbiano presentato denunce.

L’attuazione della Legge 58 contro la violenza ha mostrato carenze, in particolare per quanto riguarda la protezione di queste donne vulnerabili. È fondamentale che le istituzioni tunisine, come la polizia e la gendarmeria, applichino rigorosamente questa legislazione per garantire la sicurezza delle donne.

Attualmente in Tunisia esistono meno di dieci rifugi e alloggi di emergenza per le donne vittime di violenza, il che rende la loro protezione ancora più complessa. È imperativo migliorare queste strutture di accoglienza e rafforzare le misure di prevenzione per porre fine a questa spirale di violenza contro le donne.

La marcia contro il femminicidio in Tunisia è stata un’opportunità per la società di mostrare il proprio sostegno alle vittime e di chiedere azioni concrete per sradicare questi crimini atroci. È tempo di passare dalla consapevolezza all’azione, affinché tutte le donne possano vivere in sicurezza e dignità, senza temere per la propria vita.

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