Rusayo, il campo sfollati della speranza e della sopravvivenza


Le vaste distese agricole che un tempo circondavano la parte occidentale di Goma, ai piedi del vulcano Nyiragongo, sembrano essere state inghiottite dalla tragedia della guerra. In questa regione, infatti, si sono rifugiati centinaia di migliaia di abitanti della provincia del Nord Kivu, in fuga dalle violenze tra l’esercito congolese e i ribelli dell’M23. Così, queste anime sfollate trovarono rifugio in campi improvvisati, trasformando le terre fertili in vere e proprie città di miseria e disperazione.

La vita quotidiana degli abitanti del campo profughi di Rusayo è segnata da un’estrema precarietà. Nahissi, una madre coraggiosa, si reca al centro sanitario Rusayo 1 per far vaccinare il suo bambino. Dal suo arrivo, nel febbraio del 2023, lei e la sua famiglia hanno dovuto lavorare nei campi altrui per pochi magri franchi, spesso insufficienti a garantire un pasto degno di questo nome. Per sopravvivere, a volte devono vendere legna o raccogliere patate dolci offerte dai loro benefattori temporanei.

Sebbene ONG come Alima stiano fornendo assistenza vitale agli sfollati di Rusayo, la situazione rimane allarmante. Le condizioni di vita rimangono difficili e molte famiglie faticano a soddisfare i propri bisogni più elementari. Alcuni cercano di diversificare le proprie fonti di reddito vendendo apparecchi telefonici o guardando film per alleviare la loro vita quotidiana segnata dalla precarietà.

Norbert, originario di Rutshuru, ha dovuto abbandonare tutto per sfuggire alle devastazioni della guerra. Ex calzolaio e contadino, racconta con nostalgia le sue attività passate che gli hanno garantito una certa sicurezza alimentare. Sfortunatamente, in questo mondo precario di campi profughi, la coltivazione della terra è un lusso inaccessibile, condannando così questi rifugiati a dipendere dalla carità degli altri per sopravvivere.

Nonostante la continua presenza di questi campi alla periferia di Goma, è difficile valutare con precisione il numero totale degli sfollati. La guerra persiste e alcuni, sfidando i pericoli, scelgono di ritornare nei villaggi d’origine, dove la vita era certamente meno incerta. Per queste donne, uomini e bambini sradicati, il futuro rimane oscuro e pieno di insidie, in attesa di una fugace speranza di pace e di un ritorno alla vita normale.

In breve, la toccante realtà degli sfollati di Rusayo e di tanti altri campi nella RDC sottolinea l’urgenza di un’azione umanitaria e politica concertata per porre fine ai conflitti e offrire una prospettiva di ricostruzione e riconciliazione. Finché la guerra persiste, finché continuano gli sfollamenti forzati, finché la povertà e la precarietà continuano a segnare la vita quotidiana di migliaia di individui, il dovere di solidarietà e di azione rimane imperativo.

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