Il discorso natalizio dell’arcivescovo di Kinshasa, cardinale Fridolin Ambongo, ha scosso la sfera politica della Repubblica Democratica del Congo, scatenando una forte reazione tra la Chiesa cattolica e lo Stato.
Durante la messa della vigilia di Natale, il cardinale Ambongo ha criticato duramente le autorità per la loro incapacità di stabilire la pace e porre fine alla miseria della popolazione. Ha descritto l’attuale situazione del Paese come “da incubo”, sottolineando i conflitti armati nell’est del Paese e la diffusa povertà che imperversa.
Questa posizione non è la prima per Ambongo che in passato non ha esitato a lanciare dure critiche al governo del presidente Félix Tshisekedi. Infatti, all’inizio di quest’anno, è stata intrapresa un’azione legale contro di lui per quelli che hanno descritto come “commenti sediziosi”.
Il cardinale era già stato accusato di “incitamento” in seguito alle sue dichiarazioni sull’insicurezza nell’est del Paese, dove l’esercito è impegnato nella lotta contro i ribelli dell’M23, durante la messa di Pasqua.
La posizione della Chiesa cattolica nella RDC come critica aperta alla corruzione, alle violazioni dei diritti umani e al malgoverno risale a decenni fa. Il suo impegno per la trasparenza e la giustizia sociale la rende una voce vitale nel Paese.
Questa dinamica tra Chiesa e Stato riflette le tensioni persistenti all’interno della società congolese, dove la lotta per la democrazia, i diritti umani e il rispetto dello stato di diritto rimangono questioni cruciali.
L’appello del Cardinale Ambongo ad un’azione decisiva per porre fine alle sofferenze del popolo congolese risuona come un grido di allarme, chiedendo consapevolezza collettiva e azioni concrete per stabilire la pace e la prosperità nel Paese.
In breve, la voce della Chiesa cattolica continua a risuonare forte e chiara nella RDC, ricordandoci che la responsabilità della classe politica è rispondere alle aspirazioni delle persone e lavorare per il benessere di tutti.