**Maï-Ndombe: un trampolino di lancio verso l’autosufficienza alimentare grazie all’iniziativa del governatore**
Nella provincia di Maï-Ndombe, sta emergendo una nuova dinamica attorno all’agricoltura, un settore fondamentale spesso trascurato a favore di altre industrie. Il recente atto di generosità del governatore Lebon Nkoso Kevani, che ha donato attrezzature agricole a Inongo, dimostra il forte desiderio di invertire la tendenza e garantire la sicurezza alimentare ai suoi concittadini. Sebbene questa iniziativa sia ampiamente considerata un passo positivo, solleva anche interrogativi fondamentali sul futuro dell’agricoltura nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) e sull’impatto a lungo termine di tali contributi.
### Promuovere l’autosufficienza alimentare: una sfida da vincere
Lo slogan provinciale “Maï-Ndombe Longa nzala”, che evoca la lotta contro la fame, risuona con grande attualità in un Paese in cui, secondo i dati recenti del Programma Alimentare Mondiale, più di 25 milioni di persone soffrono di insicurezza alimentare. Queste iniziative richiedono un approccio pragmatico se vogliamo davvero che l’agricoltura diventi un pilastro dell’economia locale. La mera distribuzione di materiali, per quanto simbolicamente significativa, non garantisce di per sé il successo.
### Una visione a lungo termine per l’agricoltura
Ora che il governatore ha annunciato che il 2025 sarà l’anno agricolo, è fondamentale valutare se questa ambizione per la produzione locale sia supportata da piani chiari e da infrastrutture adeguate. La fornitura di un trattore e di altri accessori all’Istituto tecnico agricolo e veterinario di Ikalata è senza dubbio una risorsa. Tuttavia, anche la formazione continua di agronomi e veterinari, fondamentale per un’agricoltura sostenibile, richiede investimenti continui. I corsi dovrebbero essere arricchiti, integrando moduli sull’agricoltura biologica, sulla gestione delle risorse idriche e sull’uso di tecniche moderne, come i sistemi di agricoltura di precisione.
### Una strategia integrata per i produttori
Per le orticole di Maï-Ndombe, la distribuzione di zappe e fertilizzanti è un’opportunità da cogliere, ma deve essere accompagnata da misure di incentivazione a lungo termine. Ad esempio, l’accesso a mercati favorevoli, finanziamenti e consulenza agronomica possono trasformare questa dinamica. Gli studi dimostrano che le donne svolgono un ruolo fondamentale nella produzione alimentare e rappresentano quasi il 70% della forza lavoro agricola nella RDC. Pertanto, un programma di emancipazione economica che includa microcrediti e formazione specifica potrebbe aiutarli non solo ad aumentare la loro produzione, ma anche a rafforzare la loro posizione sociale..
### Collegare la scala locale alla scala nazionale
L’idea di trasportare la produzione in eccesso a Kinshasa una volta raggiunta l’autosufficienza alimentare, sebbene entusiasmante, solleva sfide logistiche. La RDC è caratterizzata da una diversità di ecosistemi che vanno dalle savane alle foreste tropicali. Ciò richiede soluzioni adeguate e flessibili dal punto di vista del trasporto e dello stoccaggio delle merci deperibili. Inoltre, sarebbe opportuno valutare di sviluppare collegamenti tra produttori locali e consumatori urbani attraverso circuiti corti, non solo risparmiando sui costi di trasporto, ma anche creando un coinvolgimento della comunità attorno al consumo locale.
### Conclusione: un impegno a perpetuare
È innegabile che l’iniziativa del governatore Lebon Nkoso Kevani segna un importante passo avanti per l’agricoltura nella provincia di Maï-Ndombe. Tuttavia, è fondamentale valutare e adattare questa dinamica a un ecosistema agricolo più ampio. Il successo dipenderà dal modo in cui verranno formulate le politiche e dalla capacità di coinvolgere la comunità locale in modo sostenibile. In definitiva, sconfiggere la fame a Mai-Ndombe non sarà semplicemente una questione di attrezzature, ma una sfida di cambiamento di mentalità, formazione e integrazione nei mercati.
Mentre la provincia guarda al futuro, è essenziale tenere presente che l’autosufficienza alimentare richiede non solo intenzioni, ma anche un’ampia cooperazione tra tutte le parti interessate, dai produttori ai decisori, compresa la comunità. Resta da vedere se questa svolta storica si tradurrà in un successo concreto e tangibile per la regione e per il Paese nel suo complesso.