La disinformazione sui social network raggiunge il 90 % in Bunia, sottolineando l’urgenza della consapevolezza dell’educazione mediatica.

La disinformazione sui social network rappresenta una grande sfida in regioni come Bunia, nella Repubblica Democratica del Congo, dove le conseguenze possono essere particolarmente gravi in ​​un contesto di fragilità politica e sociale. Durante un recente seminario, Jean-Tobia Okala, responsabile delle informazioni pubbliche di Monusco, ha sottolineato che il 90 % delle informazioni che circolano su queste piattaforme è sbagliato, un problema che sfida direttamente la resilienza e la fiducia delle comunità locali. La strategia di targeting per i giovani, in particolare le donne, in quanto vettori di verità sottolinea la necessità di migliorare la consapevolezza e l
** Disinformazione nei social network: una sfida cruciale in Bunia **

Il 17 maggio 2025, durante un seminario di formazione a Bunia, il gestore delle informazioni pubbliche di Monusco Jean-Tobia Okala ha lanciato un avvertimento relativo alla disinformazione che prolifera sui social network. Secondo le sue dichiarazioni, il 90 % delle informazioni condivise su queste piattaforme sono false, il che solleva preoccupazioni preoccupanti sull’impatto di questa tendenza sulle comunità locali e sulla società in generale.

L’evidenziazione dei pericoli della disinformazione non è una nuova domanda, ma richiede una particolare risonanza in contesti come quello della Repubblica Democratica del Congo (RDC), dove le ramificazioni possono essere ancora più gravi a causa dell’instabilità politica e sociale. La proliferazione di false informazioni ha il potenziale per peggiorare le tensioni della comunità e di seminare la paura tra le popolazioni già indebolite da anni di conflitto.

Okala chiama i giovani, in particolare le donne, a diventare ambasciatori della verità all’interno delle loro comunità. Questa scelta di indirizzare i giovani e le donne in particolare può essere percepita come strategica. In effetti, i giovani rappresentano una parte significativa degli utenti dei social media, spesso senza consapevolezza delle potenziali conseguenze della loro condivisione. Questo pubblico può svolgere un ruolo chiave nella sensibilizzazione e nel cambiamento degli atteggiamenti nei confronti del consumo di informazioni.

Dovresti chiedere quali possono essere le cause di questo fenomeno allarmante. Diversi fattori possono contribuire a questa disinformazione endemica. Prima di tutto, l’accesso immediato alle informazioni su Internet, unito a una mancanza di educazione mediatica critica, porta a una diffusione incontrollata di voci. Gli utenti, in particolare quelli di basso accesso all’istruzione formale, possono facilmente trovarsi intrappolati nel ciclo ingannevole di condivisione delle informazioni, a volte agendo con le migliori intenzioni.

Quindi, il contesto socio -politico della DRC, contrassegnato dalla sfiducia per le istituzioni e i media tradizionali, aggrava questa dinamica. In un ambiente in cui possono mancare fonti di informazione affidabili, le persone spesso si rivolgono ai social network per imparare, dove le voci più allarmanti possono prevalere sulle analisi sfumate. Questo solleva quindi la domanda cruciale: come rafforzare la resilienza delle comunità di fronte a questa disinformazione?

Le iniziative come quella di Monusco rappresentano un primo passo positivo, ma devono essere supportate da una serie più ampia di strategie. La promozione dell’educazione dei media nelle scuole, le campagne di sensibilizzazione condotte dai leader della comunità e una maggiore collaborazione tra attori della società civile e piattaforme digitali potrebbe avere un impatto significativo per contrastare questo flagello.

Nel gennaio 2023, un sondaggio condotto da Fatshimetrics ha mostrato che i consumatori di informazioni online nella RDC sono sempre più consapevoli del loro ruolo nella diffusione della disinformazione. Questo cambiamento di mentalità è essenziale per affrontare il problema in modo proattivo. Incoraggiare una cultura di interrogatorio e convalida delle informazioni potrebbe gradualmente invertire la tendenza attuale.

In conclusione, la sfida della disinformazione in Bunia e in tutta la RDC richiede un approccio collaborativo e una consapevolezza continua. Le ragazze allenate da Monusco ora hanno un ruolo cruciale da svolgere, non solo come destinatario delle informazioni, ma anche come agenti di cambiamento. Combinando gli sforzi educativi e i media responsabili, esiste la possibilità di sperare in un futuro in cui la verità può prevalere, permettendo alle comunità di ricostruirsi su basi più forti. Rimane quindi la domanda: come può ogni individuo partecipare a questa lotta contro il vagabondo informativo nel rispetto della complessità delle realtà socio-politiche locali?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *