La guerra nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo è una tragedia che dura da molti anni. Le autorità congolesi vengono spesso criticate per la loro inerzia di fronte a questo conflitto devastante. In una trasmissione radiofonica, Reagan Miviri, avvocato e ricercatore di Ebuteli, ha sottolineato che, sebbene le autorità non siano responsabili dell’origine della guerra, sono principalmente responsabili della fine della stessa.
Secondo Miviri è legittimo che la popolazione congolese esprima il proprio malcontento e chieda azioni concrete per fermare le violenze nell’est del Paese. Le parole non bastano più, ci vogliono i fatti. Miviri solleva in particolare la questione del sostegno del Ruanda al gruppo ribelle M23 e mette in dubbio le misure adottate per porre fine a tale assistenza.
Da parte sua, Norbert Yamba Yamba, capo di gabinetto del vice primo ministro incaricato degli Interni, denuncia l’ingiustizia della comunità internazionale nei confronti della RDC. Egli paragona la situazione del Paese a quella dell’Ucraina, sottolineando che la mobilitazione dell’Occidente a sostegno dell’Ucraina è molto maggiore di quella della RDC, che tuttavia conta un numero molto più elevato di vittime e sfollati.
Le manifestazioni della popolazione congolese sono un modo per esprimere un messaggio forte e denunciare l’ipocrisia della comunità internazionale. Yamba Yamba sottolinea la necessità di trattare tutti i paesi in modo equo e umanitario.
È chiaro che la guerra nell’est della RDC è un problema complesso che richiede un’azione concertata e coordinata da parte delle autorità congolesi e della comunità internazionale. È necessario dare ascolto alle richieste di porre fine alla violenza e adottare misure concrete per porre fine a questo conflitto mortale. La popolazione congolese merita pace e stabilità ed è tempo che i responsabili si assumano la responsabilità di raggiungere questo obiettivo.