Fatshimetrie: La lotta contro l’epidemia di congiuntivite virale nel carcere centrale di Bunia

**Fatshimetrie: La lotta contro l’epidemia di congiuntivite virale nel carcere centrale di Bunia**

Nel cuore della provincia dell’Ituri, il carcere centrale di Bunia si trova ad affrontare una situazione allarmante: più di 200 detenuti soffrono di congiuntivite virale. Un dato preoccupante che spinge il tenente colonnello Camille Nzonzi Mokonyo, direttore dello stabilimento, a lanciare l’allarme.

Durante un’intervista con Fatshimetrie, il tenente colonnello Mokonyo ha condiviso gli ultimi sviluppi di questa crisi sanitaria. Ha rivelato che l’allarme è stato dato tre giorni fa dal medico del carcere, e da allora il numero dei casi documentati ha continuato ad aumentare. Di fronte a questa situazione preoccupante, le autorità competenti sono chiamate ad agire con urgenza per arginare la diffusione della malattia tra i detenuti.

Per far fronte a questa epidemia, all’interno del carcere sono state messe in atto rigorose misure igieniche. Il lavaggio regolare delle mani è diventato una pratica essenziale, così come la limitazione delle visite. Si chiede ora ai visitatori di non oltrepassare l’ingresso principale dello stabilimento, per limitare il rischio di contaminazione.

Da segnalare che il carcere centrale di Bunia si trova ad affrontare un problema di sovraffollamento carcerario, con 2.302 detenuti, di cui 52 donne e 50 minorenni. Questa situazione precaria rende ancora più urgenti le misure da adottare per tutelare la salute dei detenuti.

Di fronte a questa crisi sanitaria, la solidarietà e la reattività delle autorità e degli stakeholder sanitari sono cruciali. È imperativo mettere in atto azioni concrete per curare i detenuti colpiti e prevenire la diffusione della congiuntivite virale all’interno dell’istituto penitenziario.

In questi tempi difficili, la salute e il benessere dei detenuti della prigione centrale di Bunia devono essere una priorità assoluta. È giunto il momento di adottare misure forti ed efficaci per garantire la loro sicurezza e salute, anche dietro le sbarre.

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