Nella Repubblica Democratica del Congo, acceso il dibattito sulla revisione costituzionale

Nel contesto politico teso della Repubblica Democratica del Congo, il dibattito sulla revisione della Costituzione suscita reazioni appassionate e divergenti all’interno della classe politica e della società congolese. Al centro di questa controversia c’è il desiderio manifestato dal presidente Félix Tshisekedi e dal suo partito politico, l’Unione per la democrazia e il progresso sociale (UDPS), di modificare la costituzione in vigore dal 2006.

L’opposizione, rappresentata in particolare da figure emblematiche come Moïse Katumbi e Martin Fayulu, si esprime contro questa iniziativa, descrivendola come una manovra volta a perpetuare il potere in carica. Per questi attori politici, toccare l’articolo 220 della Costituzione, che regola le disposizioni relative ai mandati presidenziali, sarebbe un attacco alla democrazia e un regresso per il Paese.

Olivier Kamitatu, consigliere senior di Moïse Katumbi, esprime apertamente i suoi dubbi sulle intenzioni del presidente Tshisekedi, denunciando un possibile sblocco dell’articolo 220 per consentire un nuovo mandato presidenziale. Ricorda con emozione le lotte passate per preservare le conquiste democratiche e i sacrifici fatti dagli attivisti durante le manifestazioni contro qualsiasi modifica della costituzione.

In questo dibattito, la società civile e alcuni attori precedentemente favorevoli alla Costituzione del 2006, come André Mbata, esprimono la loro preoccupazione per le conseguenze di una revisione costituzionale. Sottolineano i progressi sociali e democratici contenuti in questo testo fondatore e mettono in guardia contro qualsiasi sfida per gli interessi di parte.

Di fronte a queste tensioni, l’UDPS, attraverso il suo segretario generale, Augustin Kabuya, annuncia una mobilitazione popolare a favore del cambiamento costituzionale guidata dal presidente Tshisekedi. Questa posizione divide ulteriormente il Paese e ravviva le divisioni politiche, facendo temere un inasprimento delle tensioni sociali e politiche.

In questo contesto, la posizione della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) e dell’Ufficio Nazionale del CALCC, che mettono in dubbio la legittimità e la stabilità di tale iniziativa nel clima attuale del Paese, sottolinea le questioni cruciali di questo dibattito per il futuro democratico della RDC.

Mentre il Paese appare diviso e preda di tensioni politiche, appare urgente favorire il dialogo e il consenso per evitare una destabilizzazione sociale e politica dannosa per le aspirazioni democratiche e il benessere del popolo congolese. Questo periodo tumultuoso invita a riflettere sulle scelte politiche e costituzionali che daranno forma al futuro della RDC e della sua democrazia emergente.

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